LETTERA AGLI AMICI DEL MONASTERO DI SAN MOSÈ Deir el-Hayek Novembre 2001
Carissimi Amici di Deir Mar Musa,
vi scrivo da una delle stanze ormai in funzione del "Monastero del Tessitore" (Deir el-Hayek), cioè della nuova costruzione che stiamo realizzando, a circa duecento metri dal monastero principale, nel luogo dell'eremitaggio rupestre che ha preso il nome d'un antico monaco che si guadagnava il pane tessendo pezze di tende e stuoie di pelo di capra su di un rudimentale telaio che alcuni anziani ancora giurano d'aver visto.
Un terzo di questo folle progetto è ormai realizzato. Duecento gradini di pietra sono distribuiti lungo un "passetto" che scende dalla terrazza di Deir Mar Musa, passa la valle su un coraggioso ponte di ferro lungo diciotto metri, risale nella viva roccia verso sud-est giungendo così a Deir el-Hayek. Ormai abituati ad andare e venire, si percorre il tragitto senza fretta in meno di cinque minuti.
Nel Monastero del Tessitore già usiamo dieci stanze con quattro bagni ed un cucinino alloggiato nello spazio predisposto per l'ascensore che una generazione di monaci avvenire realizzerà, a Dio piacendo, per facilitare i movimenti dei più anziani...
Ciò che è già realizzato è stato separato con una porta che lo rende autonomo dal resto del cantiere e così utilizzabile anche durante il proseguimento dei lavori.
In questo momento Deir el-Hayek ospita cinque persone, membri della comunità e non, fratelli e sorelle impegnati, col mio aiuto, nel Mese Ignaziano di esercizi spirituali.
Una scala a chiocciola in ferro sale all'antico e vasto eremitaggio in grotta dove abbiamo sistemato la cappella per chi è in ritiro spirituale. Il luogo è silenzioso, aperto su un infinito panorama sulla montagna e l'altopiano desertico. La cappella "prega da sé" e vi si sente la forza della vita spirituale di tante generazioni di eremiti succedutisi qui lungo i secoli.
L'elettricità è a dodici volt distribuita da batterie ricaricate attraverso un cavo che sale dal potente generatore del pozzo, laggiù, all'ingresso orientale della valle del monastero, presso il vasto parcheggio, terminal della nuova strada asfaltata. Lo stesso generatore fa funzionare la teleferica di cinquecento metri che trasporta i materiali dal fondovalle al cantiere di Deir el-Hayek. Anche l'acqua arriva dal pozzo est passando per l'edificio antico del monastero di Mar Musa. Si può utilizzare però anche il pozzo ovest attraverso i tubi di due chilometri che passano dall'eremitaggio in cima alla montagna.
(Questo eremitaggio, costruito in origine per Fratel Domenico è utilizzato assieme, dopo la sua partenza, da noi e dai Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle di Gesù siriani e libanesi. Una sempre più profonda sintonia ed amicizia con loro si va costruendo in questi anni, tanto da farci riflettere sull'opportunità per noi di raggiungere l'Associazione ecclesiale che riunisce quelle realtà di Chiesa che in un modo od un altro si rifanno a Fratel Charles De Foucauld.)
Parte dei tubi servono anche per collegare il compressore diesel con il martello pneumatico, parcheggiato in alto presso la stazione della nostra prima e gloriosa teleferica. Esso fu indispensabile per la realizzazione del "passetto" e per le fondamenta di Deir el Hayek; e serve ora per i lavori di rimboschimento, e soprattutto per la costruzione della piccola ma possente diga in pietra, subito a monte dei due antichi alberi d'olivo. Il laghetto stagionale così realizzato risalirà nel fondo del uadi fino quasi alla grotta cimitero ad ovest del monastero.
(A proposito del cimitero, vorremmo renderlo un pochino più degno restaurandolo e dotandolo d'un muretto anti-capre e qualche albero d'olivo.)
I lavori della diga sono a buon punto e già potremmo raccogliere più di novecento metri cubi d'acqua, però non piove! A lavori ultimati si potrà raccoglierne più del doppio per irrigare il pascolo controllato, il vivaio e le piantagioni a valle del monastero. Siamo molto contenti e fieri di vedere che il nostro gruppo di lavoro, guidato dal prode ingegner Ziyad, è capace, con mezzi molto semplici, di utilizzare svariate tecniche e smuovere grandi massi sulla base d'un'esperienza di lavoro in comune ormai più che decennale.
La nostra attività cantieristica può apparire frenetica, ma ha significato nel quadro d'un profondo mutamento dell'assetto socio-territoriale della regione. L'assetto tradizionale agro-pastorale è profondamente in crisi a causa dello sviluppo demografico e del mutamento del significato della terra e della sua proprietà in un mondo più tecnico, più affollato e più individualista, e, su questa base, anche una nuova organizzazione catastale si annuncia.
Così è necessario al monastero predisporre quelle opere che gli assicureranno lo spazio vitale d'attività e di silenzio necessario allo svolgimento del suo ruolo per il bene comune. La trasformazione della nostra regione è stata profonda e l'evoluzione rapida negli ultimi vent'anni, cioè da quando siamo qui; ed è stato presto evidente che solo precedendo l'evoluzione del contesto potremo assicurare un futuro ragionevole e significativo alla vita del monastero, speriamolo, a beneficio di tutti.
Importante, in questo quadro è la decisione del Governo di creare il Parco Naturale "Valle di Deir Mar Musa" nel contesto d'un'attenzione particolare alla lotta alla desertificazione della regione, alla quale anche noi partecipiamo.
In questo vasto panorama programmatico s'inserisce il progetto di Deir el Hayek che dovrebbe assicurare uno spazio, un polo, al silenzio ed al raccoglimento ed una più chiara autonomia abitativa alla parte femminile della comunità.
Il progetto prevede ancora la realizzazione d'una sala polivalente per circa settanta posti al servizio delle attività spirituali e culturali della comunità, una cucina, un porticato, che collegherà ed amplierà lo spazio della cappella rupestre, ed una ventina di stanze individuali per membri della comunità monastica ed ospiti.
Dopo l'undici settembre (In inglese si può utilmente leggere la mia lettera all'Ambasciatore USA a Damasco pubblicata nel nostro sito internet), il flusso turistico internazionale è caduto al suo minimo storico, ma il turismo locale non si è fermato anche se rallentato dalla stagnazione economica. Occorre lavorare alla ripresa. Per noi questo significa prevedere di dedicare al turismo ambientale la vasta ed ormai tradizionale riunione di marzo a Deir Mar Musa che coinvolge tutti i rappresentanti della società locale. Si tratta anche di trovare un'istituzione interessata ad aiutarci ad edificare, nella zona del parcheggio, una capace struttura per l'accoglienza di pellegrini, visitatori e turisti, in modo da rendere più silenziosa, rispettosa dell'ambiente naturale e dunque più spirituale la visita al monastero.
Dico per inciso, ma è importante, che dovrebbe ripartire in primavera la scuola italo-siriana (con fondi europei e forse poi di nuovo italiani) di restauro degli affreschi. In questo quadro è previsto anche il rifacimento del tetto della chiesa che fu realizzato, in fretta e con insufficiente documentazione, nel 1984.
Negli anni scorsi, e speriamo si possa continuare in futuro, l'aiuto europeo e quello della Fondazione Orseri ci hanno consentito di realizzare una serie significativa d'iniziative a carattere culturale ed interreligioso, tra le quali figura come importante lo sviluppo della nostra biblioteca per il dialogo. In settembre vi fu un bel convegno di giovani quadri cristiani provenienti da tutto il Vicino Oriente, con la partecipazione anche d'alcuni significativi conferenzieri musulmani. Il titolo era "Ho speranza in te", e le relazioni e discussioni saranno presto pubblicate...naturalmente in arabo! Penso però che si potrà aggiungere un sunto in inglese con la traduzione del comunicato finale. Poi saranno disponibili nel nostro sito internet.
Questa lettera agli amici ha ormai preso la forma d'un'ampia relazione "ai soci" e ciò è dovuto al fatto che la nostra "società d'amicizia" è significativa per la nostre esistenze personali e rilevante ecclesialmente e socialmente. Dunque pazienza per la lunghezza e passiamo ad altri temi.
Negli anni scorsi abbiamo spesso sottolineato il nostro impegno per aiutare le giovani famiglie cristiane di Nebek a non lasciare il paese; e ciò anche al fine di non permettere un irreversibile deterioramento degli equilibri intercomunitari che costituiscono una delle ricchezze del panorama socio-culturale locale. Qualcosa di significativo è stato fatto. Dei prestiti senza interesse hanno consentito ad almeno quattro famiglie di decidere di restare, e con serenità. Vorremmo poter fare di più e cominciare ad edificare le cinque case previste per gli impiegati del monastero su un terreno già acquistato vicino alla parrocchia di Nebek. Ma, come dice un proverbio arabo, "non sempre soffiano i venti secondo i desideri delle vele"!
Ma passiamo al capitolo delle "risorse umane".
Un elemento importante è costituito dal salto di qualità del nostro gruppo d'associati laici. Marwan, terminato il biennio di servizio militare, si è sposato con Marwa nell'agosto scorso. Restano molto impegnati in parrocchia a Nebek. Marwa aveva passato un periodo d'alcuni mesi a Roma imparando a restaurare libri in un laboratorio di amiche di Deir Mar Musa ed ha poi ripreso, con più ampie prospettive, il suo impegno di bibliotecaria al monastero. Marwan porta avanti da studente lavoratore la sua laurea in legge e si occupa sempre di più di questioni organizzative, tenendo anche direttamente le fila delle relazioni con organizzazioni presenti nella regione ed interessate al nostro impegno per lo sviluppo. Basel, anche lui dopo un biennio sotto le armi, si è laureato in inglese e speriamo sarà l'elemento chiave del nostro impegno per un turismo alternativo, magari dopo un paio d'anni di studio all'estero.
Nawras ha ultimato, all'Università di Aleppo, la sua specializzazione sul mandorlo selvatico e adesso si lancia nel dottorato curando nel frattempo il progetto di vivaio del monastero per la coltivazione, senza l'uso di prodotti chimici, di piante medicinali e spezie locali.
In generale tutto il gruppo di lavoro è maturato in questi anni in coscienza professionale ed in profondità di motivazione morale. Questo è vero sia per l'amicizia più salda con i membri musulmani, sia per l'emergere, in quelli cristiani più impegnati e vicini alla comunità monastica, d'una vocazione a formare più d'un affiatato gruppo di lavoro, e cioè un'autentica comunità evangelica, cosciente del suo ruolo di lievito e di positiva interazione nel contesto sociale a stragrande maggioranza musulmana in cui ci troviamo.
Da notarsi è la crescita, in numero e in profondità, delle relazioni tra i membri della nostra Comunità, consacrati e laici, con membri della comunità musulmana circostante. Proverbiale è la mia amicizia con il sindaco, ottime le relazioni di Marwa con alcune vicine di casa ed ex compagne di scuola, come quelle di Huda con la moglie del direttore d'un grande centro islamico a Damasco, o del baffuto Amin, direttore del cantiere, con le famiglie di operai o produttori con i quali è in relazione di lavoro. È come se, a prescindere dalle relazioni ufficiali, uno spirito di dialogo ed un'autentica comune speranza si facessero strada, nella vita di ciascuno e della società locale, a partire dalla via spirituale che Iddio ha tracciato per questa comunità monastica.
Ad un altro livello è da considerarsi come molto costruttivo l'approfondimento delle amicizie, tanto siriane come internazionali, con persone singole e con famiglie, che condividono aspetti essenziali della nostra spiritualità ed esercitano una solidarietà concreta nei nostri confronti.
Vorrei qui ringraziare di gran cuore l'amico Stefano Bigi che mi ha chiesto di lasciare ad un altro l'impegno di presidenza dell'Associazione degli Amici del Monastero, tuttavia restando disponibile ad una transizione graduale. Egli resterà per ora responsabile per il conto sulla Banca Etica. Stefano ha seguito e condotto per diversi anni l'Associazione con grande generosità ed intelligenza superando con pazienza una lunga serie di difficoltà dovute principalmente alle crisi di crescenza della comunità monastica. Ho chiesto ad Andrea e Raffaella Toffanelli di assumere questo, per noi vitale, incarico ed auguro loro a nome del Monastero e di tutti gli Amici buon lavoro ringraziandoli moltissimo fin d'ora. Intanto, a Roma, Gianni Piccinelli ha accettato l'incarico di dirigere il nostro sito internet; anche lui è un vecchio, carissimo e benemerito amico!
Quanto ai membri della comunità monastica, mi sembra realistico parlare d'una lenta crescita e d'un consolidamento delle persone che compongono il nucleo più anziano della comunità.
Qui si deve parlare della scelta difficile ed esigente di mandare Jens e Huda a studiare teologia a Roma. In questo contesto desideriamo farvi parte della grande speranza suscitata in noi dalla disponibilità della Diocesi di Latina a prendere in considerazione l'eventualità d'accogliere i nostri confratelli Jens e Huda nella parrocchia di Santa Maria della Pietà nella splendida cittadina di Cori, a mezz'ora di treno da Roma, a partire dal giugno del 2002. Si intravede la possibilità, dopo un periodo di esperimento, di consolidare la presenza d'una comunità stabile di studenti di Deir Mar Musa alloggiati in un antico e raccolto convento, con chiesa affrescata e dedicata al S. Salvatore, nel cuore della Cori medievale. Tutto ciò richiederà nuova solidarietà da parte dei nostri amici e particolarmente degli italiani e dei romani. Huda e Jens cominceranno a studiare italiano dall'estate prossima, poi inizieranno gli studi filosofici e teologici che li impegneranno per più di cinque anni. Le estati però prevediamo che si passino a Deir Mar Musa tutti assieme.
A partire dal 2003 anche Gihad, che per allora avrà terminato il triennio di noviziato, dovrebbe raggiungere lo studentato. L'anno successivo sarà la volta, a Dio piacendo, di Ramona, trentenne di Damasco e novizia da più d'un anno... E poi?
Bisogna riconoscere che, per essere una giovane comunità, la nostra dinamicità vocazionale è insufficiente. Certo siamo coscienti che la nostra vocazione non è facile, né da capire e né da vivere. Inoltre la vita consacrata non è proprio di gran moda ed il nostro Oriente cristiano resta sociologicamente dolorosamente in crisi e proiettato verso l'agognato Occidente.
È anche per questo che non ci neghiamo a televisione e giornali, anche se ciò può suscitare qualche critica od equivoco. D'un lato infatti, seppure con risultati disuguali, pensiamo d'avere oggi qualcosa da dire, e speriamo inoltre, accettando la pubblicità dei media, di cooperare con lo Spirito Santo, il quale è poi lui a distribuire gli operai per la messe del Regno dei Cieli. Resta importante pregare per le vocazioni; quelle che già ci sono perché si rafforzino e quelle che verranno perché siano generose ed in numero adeguato alla nostra futura funzione ecclesiale.
È qui probabilmente il momento più adatto per parlare di Padre Jak il quale ormai da un anno e mezzo è parroco della cittadina di Qaryatayn e responsabile, con l'aiuto di Emma e Daniel, amici ed archeologi britannici, del restauro, lì vicino, dell'antico monastero di Mar Eliyan, nel deserto, a cinquanta chilometri a nord-est di Deir Mar Musa. La prima campagna di studio archeologico ha dato risultati incoraggianti. Nel frattempo si sono eseguiti i restauri di alcuni locali e si sono gettate le fondamenta d'una nuova struttura d'accoglienza, armonizzata con l'antica, ed adiacente ad essa... P. Jak, che passa regolarmente una parte della settimana nella sua comunità di Deir Mar Musa, si muove agilmente nella regione della sua parrocchia, interessandosi del futuro di quelle antiche, piccole, ed ora a rischio d'estinzione, comunità cristiane, preoccupandosi pure della loro buona integrazione al contesto. È aiutato nei suoi spostamenti, visti i suoi problemi di schiena, da una piccola automobile di fabbricazione rumena nuova di zecca. Per saperne di più si può utilmente ricorrere alla pagina riservata a Qaryatayn nel nostro sito internet.
La presenza di P. Jak a Qaryatayn ed il suo servizio pastorale nella regione si sono così consolidati, e ne è pure conseguita una maturazione del suo ruolo nella comunità di Deir Mar Musa. Ci sembra di poter prevedere che, se Dio vuole, Deir Mar Eliyan si andrà configurando canonicamente come un monastero dipendente da Deir Mar Musa in modo che i due gruppi di religiosi possano continuare a formare una sola comunità.
In questi mesi stiamo realizzando un importante lavoro di riscrittura delle costituzioni della Comunità Monastica di Deir Mar Musa per poter chiedere da Roma l'approvazione della Santa Sede alla nostra forma di vita religiosa. Contiamo sulla simpatia e la paterna sollecitudine del Cardinale Prefetto della Congregazione Orientale, Moussa Daud, il quale era stato nostro Vescovo e poi Patriarca della nostra Chiesa d'Antiochia dei Siri prima di accettare la richiesta del Papa di Roma d'occuparsi di tutte le Chiese orientali cattoliche.
Pensando al futuro, e ricordando sogni pachistani, iraniani e Dio sa dov'altro, abbiamo pensato di configurare fin d'ora la nostra Comunità come una solidale "confederazione di monasteri", tra i quali Deir Mar Musa avrebbe la funzione di Monastero Madre e quella di coordinamento. Ci sembra significativo pensare alla nostra Chiesa Siro-Cattolica di Antiochia come ad una Chiesa davvero missionaria e capace di esprimere, sulla base della sua esperienza storica nel contesto musulmano, delle preoccupazioni universali. La presenza a Roma del Cardinal Mousa Daud, la considerazione e l'affetto mostrati dal nuovo Patriarca Butros Abd el-Ahad e la fattiva amicizia con il nostro Vescovo George Kassab, costituiscono per noi dei segni provvidenziali sull'ardito sentiero che stiamo percorrendo per realizzare il nostro particolare carisma nella Chiesa Universale.
Siamo ormai alla fine di questa lettera relazione. Essa sarà diffusa via rete internet, ma vorrei pregare chi la riceve di stamparla e farla conoscere a chi potesse essere interessato.
Debbo essere franco ed onesto: il futuro del Monastero dipende dalla solidarietà di ciascuno di voi e forse sarà così ancora per altri cinquant'anni!
Ci sono vari modi d'aiutarci che trovate descritti qui in fondo, ma il più bello di tutti è quando venite a darci una mano di persona o quando donate del vostro tempo e della vostra preghiera da casa.
Noi, come comunità di monaci e monache consacrati all'amore di Gesù per il Mondo Musulmano, ci consideriamo un frutto della vostra amichevole solidarietà e molto spontaneamente e regolarmente ci ricordiamo di voi e dei vostri cari davanti al Signore.
Tantissimi cordiali auguri a ciascuno ed a ciascuna famiglia per tutte le belle e sante feste dell'anno e per la verità d'ogni giorno.
In allegato, "formato pdf, adobe acrobat"(puoi avere il programma nel sito <www.adobe.com>), c'e una copia più curata di questa stessa lettera con due fotografie. In un secondo allegato c'è anche un lungo articolo mio su "Castità e Globalizzazione", se vi pare leggetelo e se vi è parso interessante ed utile diffondetelo.
Un bacio di pace a tutti
Padre Paolo Dall'Oglio
L'Articolo "Castità e Globalizzazione" trovate nella parte "Pubblicazzioni"