Lettera agli amici
di
Deir Mar Musa
2022/2023
Indice
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe” (Lc 10:2). Sulla base di questo, la Chiesa prega per le vocazioni. Prima di tutte, ed è la vocazione di tutti, è alla santità di per sé e per la costruzione (servizio) del Regno di Dio. La Chiesa prega in particolare per le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata e al matrimonio. Uno sguardo sul secolo passato mostra come le vocazioni monastico-religiose e sacerdotali sono in continua decrescita. Tante comunità diventano sempre meno numerose e devono accorpare varie case, chiudere conventi e monasteri, darli in gestione per qualche attività o addirittura venderli … i grandi ordini cattolici si sono quasi dimezzati o anche diminuiti più della metà rispetto ai loro tempi d’oro. Rifletto sul “perché?” È chiaro che la fede stessa è in crisi numericamente. Le persone che si definiscono credenti o religiose sono sempre di meno. Questo è un primo motivo poiché laddove non c’è il terreno fertile non cresce il seme per dare il buon frutto. Tuttavia anche nei contesti di fede ci sono sempre meno vocazioni religiose. La messe è sempre di più ma gli operai sono sempre di meno. Da una parte bisogna capire che il ruolo e la vocazione dei laici battezzati non sono meno importanti di quelli dei religiosi. Dall’altra parte rimane la specificità della consacrazione. Sono entrato a far parte della Comunità di Deir Mar Musa in agosto 1999, ho pronunciato i miei voti perpetui a settembre 2003. Dopo di me tante e tanti sono venuti e se ne sono andati. Soltanto quattro, un monaco e tre monache, sono rimasti. Da quando padre Paolo ha fondato la Comunità insieme a Jacques, che era ancora diacono, nel lontano — non necessariamente cronologicamente— 1991, tanti hanno provato a diventare monaci e monache, ma quelli rimasti sono soltanto quattro monache e quattro monaci, con Paolo cinque, e un postulante. Dove sono andati i tanti altri? Alcuni hanno scoperto grazie a Deir Mar Musa che la loro vocazione era altrove, nel matrimonio, con un’altra comunità religiosa, nel sacerdozio diocesano ecc., e questi sono partiti contenti e consolati lodando Dio; altri hanno capito (o noi lo abbiamo capito) che non erano chiamati per restare qui, e, non sapendo dove, sono partiti per continuare la ricerca, senza necessariamente essere né gioiosi né tristi. Altri ancora, però, se ne sono andati tristi e non consolati —feriti loro e feriti noi— o perché non volevano accettare la realtà che non erano chiamati a essere qui, o perché noi non abbiamo saputo accoglierli per mancanza di carità e di apertura. A questi ultimi desidero chiedere perdono a nome della Comunità e della Chiesa.
Sì, anche nelle nuove comunità serve l’apertura, innanzitutto alla grazia dello Spirito che manda il nuovo sia nelle circostanze che nelle persone. San Benedetto dice nella sua regola che bisogna ascoltare attentamente l’ultimo fratello arrivato perché in lui lo Spirito potrebbe parlare più che in quelli più anziani. C’è il pericolo di cadere nella trappola della “vecchia guardia” e chiudersi sin dalla prima generazione. Vigiliamo, dunque e desideriamo invece aprirci alla novità in noi e negli altri. Da un altro lato non bisogna scivolare nella soluzione facile di accettare chiunque soltanto per fare numero, la Chiesa ne sta pagando un caro prezzo. Alla fine è Dio che salva la Chiesa non noi.
Ho imparato studiando la Storia, che le comunità nascono con i loro carismi, e quando non c’è più un bisogno specifico la comunità si dissolve; cioè ha il diritto ma piuttosto il dovere di morire. Poiché coloro che il Signore aveva chiamato a riscattare gli schiavi, per esempio, non devono ricamare i paramenti sacri, una volta che non c’è più la schiavitù in quella forma. Ma i motivi della morte di una comunità potrebbero essere altri. Come nuova comunità sentiamo che il nostro carisma dell’amicizia islamo-cristiana è pertinente alla e per la Chiesa universale. È il Signore Risorto che ce lo chiede: “occupatevi per me dell’Islam”. Tuttavia noi siamo pochi, con una età media alta, e distribuiti su tre monasteri, con meno di tre membri in due di essi. Desideriamo che la Comunità rimanga fino alla seconda venuta di Cristo, ma se continuiamo così, tra una generazione possiamo tranquillamente finire.
La Chiesa sta pregando il Signore del campo ma non basta, bisogna trasmettere gioia alla mietitura nonostante i dolori della semina. Chi mai vorrebbe far parte di una comunità senza gioia? Di un gruppo impaurito dalla fatica e dalla stanchezza? Il monaco acido che non ride non attira nessuno. Quando mi sono consacrato non mi ponevo il problema, ora ci pensiamo tutti contando sulla misericordia di Dio anche quando affrontiamo il pensiero della vecchiaia e di dovere forse morire soli su un letto in qualche casa di riposo. Se è Dio a volere così, allora sarà la nostra offerta, ma se non lo è dobbiamo fare qualcosa. Ho cominciato un’iniziativa concreta: un giro nelle parrocchie per parlare della vocazione raccontando il mio amore a Dio, anzi il Suo a me, e annunciando il mio innamoramento di Lui. Presento la vita monastica come uno stato di “severo” innamoramento in Dio che anticipa l’eternità nel tempo. Solo Dios basta, diceva Santa Teresa d’Avila.
Come Comunità monastica al-Khalil, stiamo riflettendo su come allargare lo spazio della nostra tenda, come distendere i teli della nostra dimora come allungare le sue cordicelle e rinforzare i suoi paletti (Is 54:2). Perciò abbiamo intrapreso un discernimento su come coinvolgere particolarmente i laici, i tanti amici che desiderano far parte della Comunità senza necessariamente pronunciare i voti monastici. Sarà simile al terzo ordine francescano? Forse! Poiché siamo anche aperti ad una forma di consacrazione che coniugi, nubili, e perfino altri religiosi possono vivere e professare. Due sono gli elementi che finora abbiamo individuato per chi lo vorrà: il primo, è la vita spirituale personale di fede alla preghiera individuale e comunitaria; il secondo, il riferimento alla nostra Regola monastica, particolarmente al nostro carisma della fratellanza islamo-cristiana. Abbiamo sentito fortemente il richiamo negli ultimi due Capitoli Generali, ad impegnarci meno in progetti umanitari - senza però ignorare le persone che bussano alla nostra porta- propri delle ONG, per dare più spazio alla preghiera e alla vita monastica, all’ospitalità delle persone, all’ascolto e alla condivisione, all’agricoltura e alla cura dell’ambiente, alla biblioteca e al lavoro intellettuale, ecc. Non vogliamo essere dei funzionari di un ente no profit ma monaci. E continuiamo a chiederci: cosa c’è di più?
Istituzionalmente e carismaticamente la Chiesa non è a pari passo con i tempi, fa difficoltà a parlare il linguaggio dei giovani, e tanti suoi pastori sono lenti e senza zelo per cercare le pecore abbandonate senza pastore. Non siamo sempre capaci di “attivare” lo Spirito di profezia che è in noi, sembra che abbiamo dimenticato come si fa. Tuttavia ricordiamo che non lo dobbiamo fare proprio noi, è Lui che deve agire, noi dobbiamo soltanto non soffocarLo con le nostre paure, i nostri pregiudizi, la pigrizia e mediocrità. Bisogna fare altro, o meglio essere altro. Non dobbiamo accontentarci di essere famosi nel mondo e di avere tanti amici mentre rischiamo l’estinzione come i panda cinesi, noi monaci e le nostre chiese orientali. Tante comunità stanno morendo, per vari motivi, per la loro rigidità e resistenza alla novità (pregare in certe lingue, in un certo modo, predicare e parlare come si è sempre fatto, pensare il mondo come i secoli passati aggrappandosi a forme fossilizzate di religiosità non più pertinenti all’antropologia di oggi, fare discernimento con criteri arrugginiti, ecc.). È una resistenza al Signore stesso che fa nuove tutte le cose (Ap 21:5). Il Vangelo ce lo insegna, non possiamo aggiustare un vestito vecchio con una pezza nuova, né mettere il vino nuovo in otri vecchi. Spalanchiamo le porte alla gioia di Cristo e al soffio dello Spirito. Soltanto così possiamo lavorare il campo del padrone della messe. Non è questo il senso del Natale, cioè la novità alla quale si è aperto il cuore, prima ancora del grembo, di quella umile e tanto coraggiosa ragazza di Nazaret, di nome Maria? Non è questo che ha accolto il suo coraggioso fidanzato Giuseppe? Non sta qui tutta e l’estrema novità, Dio che diventa un piccolo bambino? Buon Natale e Benedetto anno nuovo.
frà Jihad Youssef, abate.
Anche quest’anno abbiamo vissuto un importante Capitolo a Deir Mar Musa (28 di Agosto – 6 di Settembre). Abbiamo rivisto la nostra vita, discusso i nostri progetti e tracciato le linee principali per il prossimo anno mettendo il futuro tra le mani di Dio. Abbiamo riflettuto come vivere sempre più fedelmente le nostre tre priorità: preghiera, lavoro manuale e ospitalità abramitica. Il nostro carisma di costruire l’armonia e l’amicizia con l’Islam e i musulmani, che cerchiamo di amare in nome di Cristo, è stato concretizzato durante il Capitolo in una visita alla Moschea di Sheikh Abdullah Daghestani a Rukn ad-Dīn – Damasco durante la preghiera dello Zikr che si fa ogni giovedì sera a lode di Dio. Siamo stati accolti a braccia aperte dal nostro amico Sheikh Ibrahim e le monache anche dalle sorelle della Moschea. Abbiamo pregato, cantato e danzato con loro la danza sufi, i nostri cuori erano pieni di fuoco ardente e le nostre anime colme di consolazione per questa benedetta visita. Lo sceicco ci ha presentati a tutti i partecipanti come uomini e donne che servono Dio e i poveri nelle montagne di Nebek e ci ha dato il sentito e sincero benvenuto fraterno e caloroso. Già il 10 di Agosto, un buon numero di noi si era recato a casa di Ibrahim per condividere il pasto, e nella sua moschea per onorare la tomba del suo mastro, il Venerato Sheikh Abdullah. Abbiamo, inoltre, visitato la tomba del Gran Sceicco, Ibn ʿArabī, prima di salire da Ibrahim. Poi siamo stati guidati da suo figlio Ahmad Bashir verso Maqām al-Arbaʿūn, il “Santuario degli Quaranta”, che sono gli Abdāl, cioè, i “sostituti” o anche gli “intercessori”, coloro che da prima dell’Islam —e direi forse ancora prima di Abramo— erano credenti e intercedono per la continua conversione dei credenti e la loro perseveranza, proteggendoli dalle influenze malefiche e premunendo l’umanità intera dalla sfortuna. Secondo la tradizione islamica, questi sono 40 in ogni generazione, 20 di loro stanno nella regione di Shām, Damasco. Noi crediamo che Abramo è sicuramente uno di loro. Il Santuario guarda la città di Damasco dall’alto e la custodisce; vi si accede a piedi con una lunga scalinata come quella di Deir Mar Musa. C’è una grotta, detta anche “del sangue”, dove Caino, secondo la tradizione, avrebbe ucciso suo fratello Abele, e dove a causa dello shock, la montagna avrebbe gridato a squarciagola. Infatti, dentro la grotta vi è la forma di una bocca che grida; si narra che la montagna voleva scacciare l’assassino fratricida ma che Dio ha mandato l’angelo Gabriele per sorreggere la roccia e impedire la vendetta. Nella grotta si vede ancora la traccia della mano dell’angelo; ci sono anche tre “nicchie” d’intercessione, una è per Abramo, una è per Gesù e una per al-Khaḍir “San Giorgio”. Il posto spiritualmente è molto potente, lo si può descrivere come lo spazio della “lotta” spirituale, del ǧihād interno.
Ci piacerebbe qui riconfermare l’importanza del rapporto con i nostri amici, di diverse chiese e religioni, appartenenze spirituali e culturali, sia credenti che diversamente credenti o non credenti.
Durante il Capitolo abbiamo riflettuto a lungo sull’eredità spirituale consegnataci dal fondatore della nostra Comunità, padre Paolo Dall’Oglio, sulla portata profetica del nostro essere uomini e donne e cosa significhi oggi; sulla relazione con i laici e il loro ruolo nella Chiesa; sull’apertura che ci vuole verso le nuove vocazioni. Il progetto di pubblicazione degli “scritti inediti” di padre Paolo, che in realtà sono registrazioni in arabo di sue conferenze, sta andando avanti. Finita la trascrizione, la bozza del testo in arabo è finita —grazie al lavoro diligente di Adib Khoury— e aspetta la traduzione in lingue europee, probabilmente l’italiano per primo. Queste conferenze vengono lette quando possibile alla preghiera del mattino e sono commentate principalmente da Jihad, o da chi può della Comunità, per la formazione della Comunità stessa e dei suoi ospiti. La lettura di questi testi è una vera benedizione, ci da una grande carica, ci consola e ci conferma nella nostra vocazione.
Quest’anno la presidente dell’Associazione Amici di Deir Mar Musa in Italia, la nostra storica amica Francesca Peliti, ha pubblicato, con Effatà Edizioni, un libro “Paolo Dall’Oglio e la Comunità di Deir Mar Musa – Un deserto, una storia” : “Questo libro- come scrive p. Federico Lombardi nella sua presentazione- ci racconta e ci spiega molte cose, dando giustamente lo spazio principale alle testimonianze personali di tutti i membri della Comunità che ne fanno parte finora, o di altri che hanno partecipato più profondamente al suo cammino nel corso degli anni.” È stato per noi interessante leggere le testimonianze dei nostri compagni di strada: pensavamo di conoscerci bene ma leggendo il libro abbiamo scoperto cose nuove di noi. (https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/paolo-dall-oglio-e-la-comunita-di-deir-mar-musa )
Questa estate Dio ci ha benedetto con l’arrivo di Ziad, un giovane siriano maronita di 28 anni, ora postulante. Altre tre persone invece sono partite da Deir Mar Musa: Jawdat che era novizio, ora lavora ad Erbil e cerca la volontà di Dio nella vita quotidiana; Denver, ora è in Italia dopo aver fatto il mese degli esercizi ignaziani, lei ha deciso di non entrare ora nel noviziato e di prendere più tempo per discernere la volontà di Dio; e don Mario, anche lui dopo il mese ignaziano, è tornato con gioia per servire la sua diocesi di Biella in Piemonte anche se con le lacrime agli occhi alla partenza. Li ringraziamo per la loro presenza con noi, per quanto hanno condiviso con la comunità, e li accompagniamo con la preghiera continuando a pregare per nuove vocazioni.
Jacques ha trascorso la maggior parte dell’anno a Mar Musa lavorando in ufficio e all’ospitalità. Ha svolto il suo servizio spirituale e sacerdotale al monastero ma anche in diverse parrocchie e comunità religiose in Siria e in Iraq. Ha partecipato anche ad alcuni incontri e attività con amici in Europa. Il suo grande impegno però è stato portare avanti il lavoro agricolo a Deir Mar Elian, il restauro della tomba del Santo, la cappella che la contiene, la grande chiesa del monastero distrutto dall’Isis nel 2015 e alcune stanze adiacenti. Tutto è stato incoronato con la riconsacrazione della chiesa, della cappella per mezzo delle mani del vescovo Siro Cattolico di Damasco, Jihad Battah, amico di lunga data della Comunità, e del vescovo Siro Ortodosso di Homs Matta el-Khoury. La presenza dei due vescovi costituisce un atto solenne di riconciliazione delle due chiese di Qaryatayn, che nel passato avevano forti dissensi sulla proprietà del Monastero stesso. Tanti sacerdoti della diocesi di Homs, tanti fedeli di Qaryatayn e d’intorni erano presenti con tanti amici della Comunità. Alla fine della messa del 9 settembre, festa di Mar Elian, le sue ossa sono state ri-depositate nel restaurato sarcofago distrutto nel 2015. Due cristiani e due musulmani di Qaryatayn hanno portato le reliquie del Santo con la gioia di tutti. È stata una vera festa di sapore nuziale, dove la comunità musulmana di Qaryatayn ha offerto il pranzo ai presenti, più di 300 persone. I lavori agricoli e il restauro vanno avanti.
Houda, dopo una visita a Cori, per incontrare gli amici italiani e assistere alla difesa dottorale di Jihad, ha trascorso il resto dell’anno a Mar Musa dove si è presa cura del lavoro quotidiano e dell’accoglienza degli ospiti. Alle volte si è cimentata in cucina (non è molto dotata per questo) e ha preparato dei piatti semplici, ma solo quando non ci sono tanti ospiti. Houda aiuta anche Jacques nel suo incarico di economo per il controllo dei conti e altri lavori d’ufficio. Speriamo che Houda possa dedicarsi di più a ricevere le persone, ascoltarle e aiutarle spiritualmente.
Con tanta dedizione Jens continua ad occuparsi del monastero di Maryam al-Adhra (la Vergine Maria) nel Kurdistan iracheno. Insieme a Friederike, porta avanti vari progetti e attività culturali. Jens svolge fedelmente il servizio sacerdotale e apostolico a beneficio delle suore indiane Carmelitane che dirigono la casa riposo “nostra Signora Madre della Misericordia”, della Diocesi Caldea a Sulaymaniyah, e di alcuni cristiani iracheni sfollati oltre a stranieri, asiatici ed europei che lavorano a Sulaymaniyah e frequentano la Chiesa del Monastero. Jens è ormai integrato e ben voluto nel presbiterio Caldeo e mantiene ottimi rapporti con la diocesi di Kirkuk e Sulaymaniyah. Egli, saltuariamente, cerca di venire in Europa per impegni comunitari e ne approfitta per prendersi cura della sua anziana zia a Berlino.
Deema si è recata a Cori a metà agosto 2021 per iniziare il suo percorso di ricerca per conseguire il dottorato in Teologia Dogmatica presso l’Università Gregoriana di Roma. Recentemente, ha ultimato il lavoro sul “progetto di dottorato” dopo una lunga e non facile ricerca su “Il martirio cristiano e il martirio musulmano: dalla dinamicità del concetto alla possibilità del dialogo”. Aspettiamo, con la benedizione di Dio, l’approvazione del progetto. D’estate è tornata a Mar Musa per stare in Comunità, visitare la sua famiglia e partecipare al Capitolo Generale. Ella aiuta gli studenti siriani che studiano in Italia per l’iscrizione ai corsi e quanto ciò comporta. Ha partecipato a fine settembre a nome della Comunità per la prima volta all’incontro DIM, dialogo interreligioso monastico, tra varie monache e monaci cristiani e non (buddisti per esempio) e persone di diverse religioni, presentando la nostra vocazione. Deema ha rilasciato anche una intervista sull’Osservatore Romano https://www.osservatoreromano.va/it/news/2022-06/quo-140/un-cammino-di-luce-nell-oscurita-della-guerra.html
Yausse porta avanti con entusiasmo il suo lavoro nell’officina delle candele e dei rosari, aiutato da alcune ragazze di Damasco che egli stessa ha iniziato al mestiere offrendo loro una opportunità di lavoro onesto. Egli coinvolge anche amici e visitatori, quelli che hanno piacere nella manifattura delle candele e dei rosari. Yausse aiuta a svolgere le attività quotidiane di ospitalità. Egli è capace anche di cucinare per grandi gruppi facendo un piatto unico seguendo le indicazioni di sua sorella per telefono. A novembre, ha riorganizzato e riaperto il negozio nella valle del monastero anche se con la metà della sua capacità e spazio.
Foto del laboratorio della cera + rosari
Dopo una solenne presentazione al Pisai di Roma del suo tema, Carol persevera con la stesura del suo dottorato in Islamistica sull’argomento “La chiamata di Dio all’uomo nel Corano”. Il suo lavoro sta trovando molto interesse da parte del suo moderatore musulmano che ha affermato che la sua interpretazione precisa, profonda e spirituale del Corano è arricchente e in sintonia con la sensibilità musulmana. In ottobre, ha partecipato all’incontro “Insieme davanti a Dio. Quale posto hanno i musulmani nella spiritualità cristiana?” organizzato a Francoforte dal CIBEDO, centro della documentazione e dell’incontro tra Cristiani e Musulmani della Conferenza Episcopale tedesca. Ha trascorso tre settimane in Libano con sua madre operata alla spalla, ed è tornata in Italia il 26 di Dicembre dopo un Natale in famiglia. Carol coadiuvata da Deema, segue i lavori di restauro al Monastero del Ss. Salvatore.
Friederike affianca Jens nell’organizzazione delle varie attività del Monastero in Kurdistan. Segue il laboratorio teatrale che ha anche una finalità terapeutica. Ella ha seguito online vari corsi sul trauma collettiva per allargare la sua formazione di trauma terapia e a suo turno ha offerto lei stessa questo servizio a varie donne e ragazze aiutandole a elaborare alcune ferite profonde; ella avverte il bisogno di questo servizio in quella parte del mondo così sofferta e lo vive come parte integrante della sua vocazione monastica. Friederike ha partecipato più volte alla presentazione del film “The conference of the bird” del regista e amico Shahab Kermani, sulla nostra Comunità in Iraq.
Lei anche continua a visitare la sua madre anziana e malata in Germania almeno tre volte all’anno.
Un importante evento per Jihad, e per noi tutti, è stato il conseguimento del suo dottorato in Teologia Biblica presso l’Università Gregoriana di Roma. L’argomento appartiene all’area dell’eredità cristiana araba, cioè quello che è stato scritto da cristiani in lingua araba. La tesi era sul commentario biblico di Ibn aṭ-Ṭayyib, Firdaws an-Naṣrānīya, “Paradiso del Cristianesimo” del XI secolo, del quale Jihad ha fatto l’edizione critica dell’inedito commentario sul Deuteronomio. C’erano tanti amici alla difesa ma tanti mancavano per il limite dei posti (causa Covid), tuttavia dopo ci si è ritrovati per un piccolo agape a ringraziare il Signore per il dono dello studio e del lavoro scientifico per il servizio del Regno e della società. I membri presenti della Comunità erano, Houda, Jens (che aveva suggerito il tema a Jihad a tempo suo), Deema, Carol e Denver (ancora postulante) con lo spirito di padre Paolo che si sentiva nell’aria, nei sorrisi e nell’amarezza del silenzio sulla sua sorte. Jihad è tanto grato alla Comunità che gli ha permesso di studiare facendo un grande sacrificio, ai benefattori che lo hanno aiutato a studiare, al caro amico padre Felix Körner, moderatore della tesi e particolarmente a Denver che lo ha aiutato a scrivere la tesi in inglese. Tante sono le persone che Jihad ha ringraziato alla difesa e che qui non vengono nominati. Egli spera di pubblicare presto sia l’estratto per l’Università sia l’intera opera per la ricerca accademica. Tra le altre responsabilità di abate, Jihad è diventato quest’anno membro del Comitato di Consulenza (advisory board) della Società Biblica Siriana (Bible Society Syria), una prima collaborazione è stata l’organizzazione di una giornata biblica a Damasco con Mariana Assaf, biblista, compagna di studi di Jihad e amica del Monastero. Un evento da ripetere a ampliare.
Grazie a Dio finalmente abbiamo riaperto le porte all’ospitalità dopo due anni di quasi totale chiusura a causa della pandemia. Tante persone e gruppi di gran numero hanno visitato il monastero e alcuni hanno fatto ritiri silenziosi per 4-5 giorni guidati sia da un sacerdote o da un maestro Zen, nell’ultimo caso i partecipanti erano musulmani e cristiani. Anche individui, religiosi e laici hanno fatto ritiri di discernimento al monastero, il che ci rende grati a Dio per la grazia del posto.
La situazione economica in Siria è disastrosa, con un dollaro che è arrivato a valere 7000 lire rispetto a 48-50 lire prima della guerra nel 2010. A causa delle sanzioni, mancano le merci di ogni cosa, e quello che si trova è di bassa qualità ed è molto molto costoso, anche a causa dell’aumento pazzesco delle tasse imposte alle poche importazioni che sono ancora possibili. La benzina, il diesel (per riscaldamento, trasporti e per l’industria), il gas per la cucina sono merci rare quanto la vera amicizia e costose quanto il diamante. Le medicine e le cure mediche sono sempre di più un lusso per pochi. Chiediamo a tutti di avere pazienza e di invocare da Dio sollievo e misericordia, e anche di darci una mano per affrontare questa situazione, per noi e le persone che bussano alla nostra porta.
I nostri progetti abituali, cari amici, vanno avanti grazie a Dio e al vostro sostegno economico e morale.
La scuola di musica sta procedendo con grande impegno di tutti.
Come al solito le richieste di iscrizione all’asilo al-Qalamoun eccedono la capienza della struttura. L’allargamento, ovvero, la nuova struttura (Asilo/Centro Pastorale) è ripartito dopo una lunga sosta causata dalla difficoltà di avere i fondi e farli arrivare in Siria, ma anche a causa dell’enorme perdita che abbiamo avuto con la morte di Nicola Habib Nicola, il nostro grande amico, collaboratore e imprenditore che dirigeva i lavori di costruzione dei nostri progetti a Nebek, già con gli appartamenti per le giovani e povere famiglie iniziato nel 2008. Nicola è morto in cantiere purtroppo dopo un incidente sul lavoro. Pace all’anima sua, lo ricordiamo con affetto e gratitudine. Ora i lavori del sistema idrico di base (acqua salata e dolce) e di riscaldamento sono terminati, speriamo di finire con la fine dell’estate.
Grazie alla fedeltà e generosità dei benefattori, Dio li ricompensi, riusciamo ad aiutare una parte della popolazione per le cure mediche di cui costo è in costante aumento e che soltanto i benestanti se le permettono di affrontare a proprie spese. Qualsiasi somma è insufficiente per venire incontro a questa necessità.
Continuiamo ad aiutare una cinquantina di studenti e studentesse a studiare nelle università di Damasco e Homs, con contributo alle spese di trasporto, affitto stanza, spese universitarie ecc. Inoltre continuiamo a facilitare i contatti tra studenti siriani e università italiane per ottenere borse di studio. Tanti amici ci aiutano in questo: professori, famiglie, comunità religiose ed associazioni che accolgono gli studenti nelle loro case ed offrono vitto e alloggio. Ringraziamo tutti per il loro enorme sostegno in vista di un futuro migliore per la Siria ed il mondo.
Anche quest’anno con il vostro aiuto, siamo stati in grado di fornire assistenza per il riscaldamento a circa 350 famiglie di Qaryatayn, Nebek e altre aree. Un aiuto che vorremo offrire nel 2023 almeno per due o tre volte.
La produzione dell’orto della Valle del Monastero è stata buona e le nostre galline (comprate) aumentano di numero. Il raccolto dell’uliveto è stato scarso ma sufficiente ad assicurare le provviste annuali di olive verdi e nere, tuttavia non di olio. Continuiamo ad ampliare i terrazzamenti degli olivi piantati in campi scoscesi, così da rendere sicuro il lavoro di raccolta. L’agricoltura e la cura della natura sono importanti per sé; hanno infatti un valore umano e religioso, oltre che ambientale ed estetico. Vorremmo continuare con il recupero dei terreni selvatici e renderli fruibili per il lavoro agricolo e per combattere la desertificazione, con l’importazione del buon terreno da altrove e la piantagione di altri alberi di ulivo e di frutta. Un primo passo è stato fatto e ci rimano tanto da fare: chianu chianu …
Ringraziamo la squadra dei nostri collaboratori, Marwan, Hussein, Amin, Abu Riad, Youssef Bali, Youssef Hanna, Diab, e altri, che hanno reso tutto questo possibile.
Dopo l’interruzione di un anno, la responsabilità del monastero di Mar Elian a Qaryatain ci è stata riaffidata dal nuovo Amministratore Patriarcale della diocesi di Homs, Hama, Nebek, Mons. Rami al-Kabalan. Oltre a quanto è stato detto sopra, abbiamo ripreso i lavori agricoli annaffiando dal pozzo con un impianto di pannelli solari. Offriamo aiuto per restaurare le case a famiglie cristiane che vorrebbero ritornare ad abitare nella città dopo la catastrofe dello sfollamento. Anche lì ci sta una squadra di amici cristiani e musulmani che portano avanti con gioia e zelo tutto il lavoro. Ricordiamo Abu Tawfiq, Thā’ir e Haitham.
Finalmente, i lavori di restauro nel monastero hanno ripreso e stiamo alle ultime fasi dei lavori previsti sia nella Chiesa che nella Canonica.
Speriamo di poter ripartire con le nostre solite attività, quindi, l’incontro islamo-cristiano “Insieme a Maria per la pace e la convivenza” e la Settimana delle “Porte Aperte” non appena terminano i lavori. Questo richiede il vostro aiuto organizzativo amici, particolarmente voi italiani.
Ribadiamo che la sollecitudine paterna nei nostri confronti di sua Eccellenza Mariano Crociata, Vescovo di Latina, aumenta la nostra convinzione che Dio ha benedetto la nostra presenza lì. Ringraziamo la Diocesi di Latina nella persona del suo Ordinario per l’aiuto costante anche economico per affrontare le spese impreviste del restauro, ma non solo.
La nostra gratitudine alla Parrocchia di Santa Maria della Pietà, ai suoi parrocchiani, al suo parroco e i suoi collaboratori è sempre viva. Apprezziamo la loro accoglienza e fratellanza ormai da vent’anni.
La nostra Comunità a Cori ha vissuto un evento significativo per la nostra vocazione e fonte di spiritualità, la canonizzazione del fratello universale Charles de Foucauld a San Pietro in Vaticano. Una cosa tanto desiderata da padre Paolo ed è sicuramente un motivo di gioia e consolazione per tutti noi.
Il gruppo di lavoro che coadiuva Jens e Friederike è sempre più efficiente, ed è grazie a questa squadra che i due membri sono potuti venire al Capitolo in Siria tranquilli che i lavori possano andare avanti.
I corsi di lingue (arabo, curdo e inglese) continuano nell’ambito dell’iniziativa “Dangakan” (voci in curdo), con più 1300 iscritti durante tutto il 2022.
Il cantiere di teatro di Sabun Karan ha messo in scena due opere, e hanno ripetuto una delle più forti scene a novembre, i cui testi sono stati scritti dal direttore Radwan e da una ragazza profuga, tutti e due siriani.
Il nostro “Forum” come spazio comune di riflessione intellettuale, ha continuato con i “circoli di lettura” e sono stati discussi vari libri con la partecipazione di tante persone. Jens continua ad aggiornare i libri della biblioteca anche per questo scopo, particolarmente alla fiera del libro annuale che si fa a Sulaymaniyah.
I corsi in collaborazione con il JWL, “Jesuit Worldwide Learning”, continuano, vorremmo potenziare di più questa possibilità a beneficio di tanti studenti interessati. (www.jwl.org).
Il restauro della chiesa, aspetta qualche benefattore, nel frattempo abbiamo messo in sicurezza il muro orientale pericolante fortificandolo con una robusta struttura di ferro dall’esterno per evitare danni alle persone e per poter continuare ad utilizzare la chiesa per la preghiera.
Con l’occasione della prima visita di frà Jihad come abate (seconda come monaco) a Deir Maryam al-Ahdra, Sua Ecc.za Mons. Youssef Toma Mirkis il Vescovo di Kirkuk e di Sulaymaniyah dei Caldei ha firmato con la nostra Comunità una convenzione, contro firmata dall’abate, che conferma il nostro impegno nella sua Diocesi. La visita di Jihad è durata meno di un mese durante il quale ha condiviso la vita del monastero, visto le sue attività e progetti, incontrato alcuni amici insieme al nuovo staff e ha offerto una conferenza alla Facoltà Teologica dell’Università di Babele a Einkawa Erbil.
La Comunità esprime una speciale gratitudine agli amici in tutto il mondo in particolare alle “Associazioni Amici di Deir Mar Musa” in Italia, Francia e Svizzera, che ci accompagnano con perseveranza, amore e generosità, attenti ai nostri bisogni materiali e morali. Manifestiamo la stessa gratitudine alle Organizzazioni cattoliche, alle altre Istituzione cristiane e agli Organismi ufficiali e non governativi che da anni ci sostengono e sono partner del cammino condiviso al servizio della pace, della giustizia e della ricerca del bene comune di tutta l’umanità.
Vorremmo, cari amici ed amiche, ringraziarvi e ringraziare il Signore per voi. Le vostre donazioni, piccole o grandi che siano, ma comunque generose, inviatici tramite la fondazione Magis, che ringraziamo di cuore per il costante sostengo e amicizia, o le associazioni di amici a noi legate, sono state fondamentali per portare avanti il “nostro” (di voi e di noi) impegno in favore dei poveri, per il bene comune, per la pace, la giustizia e lo sviluppo umano, a fianco all’impegno spirituale dell’amicizia con il mondo musulmano nell’orizzonte di una fratellanza universale tra tutti gli uomini e le donne della terra. Vorremmo potervi ringraziare uno ad uno, come sarebbe giusto, per la vostra fedeltà e fede nel Bene e nella Bellezza (un sinonimo della Santità). Tuttavia, a causa delle difficoltà logistiche e della mancanza di tutti i vostri indirizzi, ciò non è sempre possibile o regolare.
Il lavoro in Siria e nei paesi vicini come il Libano, è poco e sottopagato, per cui un lavoro solo non è sufficiente per mantenere o mettere su una famiglia; per la stra-maggioranza delle famiglie, una vita dignitosa non è possibile nemmeno se lavorano tutti e due i genitori onestamente. La tentazione della corruzione, diventata ormai una bravura, è molto forte. Il “mercato nero”, che in verità è mercato di schiavitù, controllato da gruppi mafiosi, è il padrone della situazione. Pertanto, i poveri, “sommersi” o “dannati” —per utilizzare la terminologia di Primo Levi— sono sempre più poveri e più numerosi, e i ricchi diventano sempre più ricchi e meno numerosi. Il percentuale delle persone e famiglie che vorrebbero lasciare la Siria è esorbitante.
Nonostante tutto non abbiamo mollato, non molliamo e non molleremo, la vita l’abbiamo offerta a Dio senza ripensamenti. Preghiamo incessantemente e ci impegniamo per la cessazione delle guerre. Quello che abbiamo subito in Medio Oriente ha contaminato l’Europa, come una metastasi cancerogena. È giunto il momento per l’umanità —ma già da molto— di apprendere la lezione, di capire che non ci si salva da soli, e che solo l’amore ci salva, solo il perdono ci guarisce e solo la solidarietà ci protegge dall’autodistruzione. Buttiamo via le spade e i coltelli, rimbocchiamoci le maniche e prendiamo gli aratri, le zappe, le falci, la penna, lo studio, il flauto e la chitarra, per rendere il mondo migliore per i nostri figli. Abbiamo il coraggio di dire un no concreto al male, alla corsa per gli armamenti, alle armi di distruzione di massa. Lavoriamo per abbattere i muri di separazione e stenderci, noi stessi, in ponti. Vorremo, fedelmente, custodire la nostra consacrazione battesimale e monastica indenne dalla pigrizia e dalla mediocrità, desideriamo essere infiammati dall’Amore di Dio e del prossimo per testimoniare Dio che si è fatto prossimo per Amore. Non è questo il Natale?
Auguriamo a tutti voi una gloriosa Natività di Cristo e un Nuovo Anno pieno di pace, consolazione spirituale e gioia.
La Comunità Monastica al-Khalil di Deir Mar Musa, Dicembre 2022
Potete utilizzare una delle possibilità indicate qui di seguito, e secondo le vostre intenzioni:
Attraverso il Magis
(Le donazioni effettuate tramite il MAGIS sono fiscalmente deducibili o detraibili):
Bollettino postale: conto corrente n. 909010 Intestato a MAGIS -Movimento e Azione Gesuiti Italiani per lo Sviluppo (Indicare sempre la causale: “Deir Mar Musa”);
Bonifico bancario:
IBAN: IT61 E050 1803 2000 0001 1016 169 - SWIFT: CCRTIT2T84A - Intestato a MAGIS - Movimento e Azione Gesuiti Italiani per lo Sviluppo (Indicare sempre la causale: “Deir Mar Musa”);
Attraverso l’Associazione Amici di Deir Mar Musa
(le donazioni effettuate sul conto dell’Associazione non sono fiscalmente detraibili):
Bonifico bancario:
IBAN: IT34 K053 8703 2060 0000 1908 336 - SWIFT: BPMOIT22 intestato a Amici di Deir Mar Musa.
Dalla Svizzera:
Compte Postal CCP
12-349594-6
BIC: POFICHBEXXX
IBAN: CH40 0900 0000 1234 95946
Qualora desideriate inviare la vostra offerta per uno scopo specifico, vi preghiamo di indicarlo nella causale. Non scrivere mai SIRIA nell’oggetto del bonifico.
Se informate la Comunità (fr.jihad.youssef@gmail.com) o l’Associazione Amici di Deir Mar Musa amicideirmarmusa@gmail.com) delle donazioni effettuate, sarà possibile verificare il ricevimento dei bonifici e potremo ringraziarvi, come desideriamo.
Per comunicazioni particolari legate alle donazioni, vi preghiamo di scrivere a: amicideirmarmusa@gmail.com.