Lettera agli Amici di Deir Mar Musa, natale 2024

Lettera agli amici del Monastero di Mar Musa Al-Habashi

dicembre 2024

 

 

Riflessione introduttiva

 

Ho una fede incrollabile, perché radicata in un futuro di decisioni e non di previsioni, nel fatto che ebrei, cristiani e musulmani ci ameremo e riconosceremo gli uni gli altri. Ho una fede incrollabile nel fatto che Gerusalemme sarà un giorno la tenda benedetta della nostra fraternità in Abramo per la benedizione del mondo. (Paolo Dall’Oglio)

 

Cari amici e amiche, pace a voi. Pace alla Terra santa che da un anno e due mesi vive nuovamente una guerra fratricida tra Israele e Palestina. I numeri sono scioccanti: più di 44000 persone massacrate, di cui più di 14000 bambini. Come possiamo chiamare questi bambini? Terroristi di Hamas? Effetti collaterali della guerra? Chi accetta di farlo alzi la mano.

È una situazione complessa e difficile che non è iniziata con il massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, ma ben prima. Vi è chi giustifica in Occidente l’invasione militare israeliana con il “diritto di legittima difesa”. Ma ci sono filmati che mostrano l’enorme distruzione a Gaza, spazi prima abitati e ora divenuti cumuli infiniti di cemento armato senza vita. Questa è legittima difesa?

Non si tratta di essere con Israele o con la Palestina. Non si può sostenere Hamas poiché ogni movimento integralista che fa uso politico e ideologico della religione, non può che persistere nell’impiego della violenza e, quindi, non può permettere alcun futuro di pace e di coesistenza. Tuttavia, in linea con il diritto internazionale, si deve riconoscere al popolo palestinese il diritto di difendersi contro l’occupazione della sua terra, almeno a Gaza e in Cisgiordania, all’interno di quei confini che gli sono stati internazionalmente riconosciuti con la frontiera del 4 giugno del 1967. Né si tratta di considerare legittima o illegittima l’occupazione degli altri territori palestinesi. Alla costruzione della pace serve che nessuna delle due parti usi più lo slogan “From the river to the sea”, che implica la prospettiva della totale eliminazione dell’altro. La Corte Internazionale di Giustizia Penale all’Aja ha di recente decretato l’arresto di Netanyahu e Gallant, nel governo israeliano, e dei leader di Hamas, nel frattempo tutti uccisi da Israele. Quanti stati al mondo e in Occidente prenderanno sul serio questa decisione presa dalla Corte che loro stessi hanno fondato? Prima di questa sentenza, il Papa aveva già invitato – secondo me tardi, ma meglio tardi che mai – a verificare se l’intervento di Israele in Palestina potesse essere ricompreso nel reato di genocidio, secondo i criteri fissati dal diritto internazionale.

Dal mio punto di vista, come monaco, rigetto in linea di principio, e fermamente, ogni forma di violenza e credo che solo attraverso l’incontro, l’ascolto e il dialogo si possano costruire autentiche e stabili vie di pace che conducano al pieno rispetto reciproco delle differenze sociali e culturali, alla convivenza tra le religioni e alla realizzazione della fraternità umana. Così sia.

 

 

 

Quale è la nostra speranza?

 

La Chiesa non è una comunità contro altre … Non è nemmeno una comunità tra le altre, una comunità in più da sommarsi al numero totale delle altre. Piuttosto, a causa del nostro battesimo e del nostro rapporto con Gesù (‘Isa) Cristo, ci troviamo di fronte a una pretesa spaventosa: che dentro di noi c'è il lievito del completamento di ogni religione e di ogni comunità. E che in ogni comunità c’è un tesoro per il completamento di ciò che noi siamo del mistero ecclesiale. Diciamo, con spaventosa esagerazione, che la Chiesa è il progetto di Dio nella creazione dell'universo. (Paolo Dall’Oglio)

 

Secondo diverse statistiche, i cristiani in Siria appartenenti a tutte le denominazioni, ortodossi, cattolici e protestanti, non superano le 250 mila persone. La maggioranza di loro, se e quando potrà, lascerà la Siria definitivamente, alcuni addirittura vendendo tutte le loro proprietà. Questo vale anche per tantissimi, se non per la maggioranza dei musulmani. Le ripercussioni sulle comunità cristiane sono però diverse da quelle sulle comunità musulmane. Per i cristiani bisogna suonare l’allarme per il concreto pericolo della loro estinzione: la chiesa in Siria sta morendo! Questa è una responsabilità storica in un momento cruciale della vita della Chiesa in questa terra. Cosa altro dobbiamo aspettare prima di dirlo, gridarlo non soltanto sulla stampa, nelle conferenze o negli incontri del clero? Se non ora quando? La terra che ha dato il nome “cristiani” ai primi discepoli si sta svuotando di loro, sta diventando un museo che conserva qualche esemplare dei cristiani di questa terra. Perfino tanti sacerdoti, sposati e non, stanno emigrando, abbandonando i propri fedeli. Nulla potrà impedire questa emorragia. Nessun aiuto materiale né cambiamento politico o militare... nessuna pace. Anzi un’eventuale pace stabile accelererebbe il processo d’emigrazione.

I cristiani siriani, in genere, non vogliono più – e non so se veramente hanno mai voluto – vivere sotto ai musulmani e, forse, nemmeno con loro. Ho scritto ai nostri patriarchi, vescovi e anche al Papa, per dire che dobbiamo informare i cristiani siriani del loro vero numero, non per impedire l’emigrazione ma per adempiere il nostro dovere di pastori del gregge di Cristo. Questo è un loro diritto, ed essi devono essere consapevoli di quanti sono. È sulla roccia della consapevolezza che dobbiamo fondare la nostra chiesa e la nostra presenza in Oriente. Non perché semplicemente siamo nati lì: essere cristiani è una missione e non un dato anagrafico. Questo vale per la Siria, l’Iraq, il Libano, per tutto l’Oriente. I cristiani possono rimanere in Oriente a una sola ed unica condizione: trovare il senso di essere cristiani lì, cioè capire la loro missione. Un cristiano non può restare in Oriente se la sua logica è il confronto e la competizione con l’Islam e i musulmani, essere contro e con sentimenti di odio verso di loro, ma nemmeno rimanere malgrado loro e né soltanto accanto a loro. Perché il destino di un tale cristiano è, prima o poi, andarsene. Quella che può restare è una Chiesa con l’Islam e per l’Islam, non contro di esso, una Chiesa che non teme di essere un piccolo gregge, né di essere perdente. Abbiamo una missione, quella di testimoniare Cristo e il suo amore per l’Islam; predicare annunciando che: “vivere insieme ai musulmani – anche se è difficile, impegnativo, costoso o addirittura pericoloso – è possibile, e non è soltanto possibile, ma è soprattutto bello, consolante e doveroso. Possiamo profetizzare che la fratellanza universale non è una utopia ma è una meta raggiungibile”. È chiaro che il destino di noi cristiani in Siria dipenderà più dalla nostra visione e disposizione verso i musulmani che da quella dei musulmani verso di noi. Se li amiamo ci ameranno. Mi rendo conto che questa prospettiva non vale necessariamente per tutti i cristiani, ma vale certamente per quanti accolgono come dono e missione il vivere in Oriente come un “piccolo resto” che ha la chiamata evangelica ad essere un “potenziale capace di vivere” come il lievito nell’impasto.

Mentre si traduceva questa lettera in altre lingue, la Siria è cambiata per sempre, la Siria è finalmente libera dal regime tirannico (il minimo che possiamo dire) degli Assad e del partito Bàth. Speriamo di non scivolare ora in una guerra civile, in divisioni e in battaglie causate da interessi stranieri sulla nostra terra. La Siria ha bisogno dello sforzo dei suoi figli e delle sue figlie per costruire un futuro fiorente con una costituzione scritta, condivisa e rispettata da tutti. Speriamo e lavoriamo per un paese inclusivo dove tutti si sentono a casa, con gli stessi diritti e stessi doveri. I cristiani non devono aver paura e non devono chiedere soltanto che siano rispettati i loro diritti, non devono preoccuparsi solo per le loro comunità ma per tutte le comunità che vivono in questo paese. Dobbiamo lavorare assieme per il bene di tutti i siriani affinché questo paese risorga a vita nuova. Preghiamo Dio che la Comunità internazionale possa assumere onestamente —almeno una volta nella sua storia— un ruolo che favorisca una soluzione di pace e di giustizia in favore di tutti i siriani.

La speranza del mondo è la bellezza. Testimoniamo alle generazioni future che costruire ponti non omologa le differenze, né azzera le tradizioni, ma arricchisce tutti. Perché i ponti permettono di incontrarsi. C’è bisogno di paziente attesa e desiderio ardente di bellezza condivisa, cioè di offrire i propri tesori all’altro e sperare che condivida con noi i suoi. Oggi, più che mai, la gente è senza riferimenti, non sa più dove guardare, tanti non sono soddisfatti anche se hanno tutto. Il mondo ha bisogno di Dio, del Dio Vero, tenero, bello ed amorevole verso gli uomini. L’umanità è stanca ed è affetta da tante malattie, ha bisogno di un medico e di una medicina, non soltanto di cure palliative. Ha bisogno di sperimentare che la vita spirituale è una cosa seria e reale. La nostra speranza è poter vedere cancellate le divisioni e abolite le frontiere che etichettano l’altro come nemico. Speriamo di non avere più nemici. Ma se scopriamo di averli ancora, allora dovremo avere il coraggio e l’umiltà di fare pace con i propri nemici, il coraggio di perdonare e di chiedere perdono. Questo è il Natale, Dio che perdona e viene per cancellare ogni inimicizia.

 

Monaco Jihad, Superiore del Monastero

 

Il Monastero di Mar Musa, Nebek, Siria

La notizia più importante e la più bella novità, motivo di speranza per la nostra comunità al-Khalil, l’abbiamo vissuta il giorno della festa di Mar Musa el-Habashi, il 28 Agosto 2024. Durante la celebrazione Eucaristica, il nostro vescovo, padre Jacques Mourad, ha approvato la totalità della costituzione monastica scritta da Padre Paolo che aveva già ottenuto il nulla osta della Santa Sede nel 2006. Nel 2011, l’allora vescovo della diocesi, Mons. George Kassab, aveva approvato un estratto dei canoni della costituzione come primo passo. Ora possiamo gioire che l’immenso sforzo teologico e canonico di Paolo e della comunità è stato incoronato dall’approvazione totale, tutti i membri professi hanno rinnovato i loro voti per l’occasione. Paolo ha sempre desiderato questo riconoscimento istituzionale da parte della Chiesa, pur esistendo la comunità da più di 30 anni. Un’altra bella novità, è che abbiamo un nuovo postulante, Majd, un giovane siriano di 26 anni della Valle dei Cristiani, con padre ortodosso e madre protestante, un fratello e tre sorelle. Majd ha studiato chimica all’università e prima di laurearsi, ha vissuto ad Erbil per lavorare. Ma nel suo cuore si è risvegliato un vecchio richiamo alla vita monastica. E di là, la voce del Signore lo ha riportato a Deir Mar Musa.

 

 

Il capitolo annuale si è svolto dal 29 Luglio al 6 Agosto a Mar Musa, presenti tutti i monaci e le monache. Abbiamo affrontato un tema che costituisce una delle nostre sfide maggiori: le relazioni interpersonali e in modo particolare il rapporto uomo–donna dal punto di vista affettivo e dell’autorità. È un punto cruciale per il futuro della comunità e della sua capacità di aprirsi alle nuove vocazioni con i propri carismi personali. Non senza difficoltà, alla fine del capitolo, la comunità ha confermato fratel Jihad come superiore per un secondo mandato di 7 anni.

Il monastero, grazie a Dio, ha continuato ad accogliere i pellegrini durante questo anno, gruppi parrocchiali, confraternite giovanili, donne, scout, gruppi di preghiera, individui, famiglie e gruppi di amici. Alcuni sono venuti per fare gli esercizi spirituali con la loro guida, altri soltanto per godersi la pace e il silenzio del monastero e per partecipare alla vita della comunità. Abbiamo anche ricevuto molti amici musulmani di diverse confessioni, sia per una breve visita di un giorno sia per una notte o più. Per il terzo anno consecutivo, abbiamo ospitato un gruppo di cristiani e musulmani che hanno fatto un ritiro Zen per alcuni giorni in totale silenzio. Chi lo desiderava, cristiano o musulmano si è unito a noi per pregare e meditare la sera. I pellegrini europei sono ancora pochi, ma siamo felici di riceverli sia individualmente che in gruppi. Abbiamo ospitato un importantissimo evento pastorale sul livello della Chiesa Siro-Cattolica siriana. Dall’ 8 al 12 Agosto più di 50 ragazzi, 4-5 da ogni parrocchia, si sono riuniti con 7 animatori libanesi, laici del gruppo di “Parola di Vita”, due sacerdoti e con la presenza del più giovane vescovo siro cattolico Mons. Jules Boutros direttore del seminario patriarcale di Sharfe, in Libano. L’incontro formativo mirava ha creare gruppi attivi e capaci di pianificare la pastorale nelle loro parrocchie.

 

 

I monaci presenti regolarmente a Deir Mar Musa quest’anno sono stati Houda, Yause, Ziad (novizio), Majd(postulante) e Jihad. Anche quest’anno Houda ha partecipato al Sinodo romano sulla sinodalità. Dalla Siria 11 persone dovevano partecipare al sinodo ma purtroppo solo 5 hanno potuto prenderne parte tra cui Houda, che era l’unica donna.

Insieme a Youssef Bali che vive con noi dal 2006, quest’anno ci sono anche Zena che aiuta per l’ospitalità e Eléneche svolge le mansioni di segreteria in ufficio. Ass’ad e Musa hanno aiutato a turno con l’ospitalità. Loris, un giovane svizzero è tornato a casa sua nel mese di ottobre dopo aver passato con noi un anno di ricerca spirituale e di lavoro come volontario. P. Wim Dombret sj, dal Belgio, ha condiviso la nostra vita per 3 mesi. Aveva cominciato a studiare arabo prima di venire, da noi ha continuato lo studio ed ha collaborato alle attività quotidiane, inoltre ha celebrato la messa in lingua inglese quando padre Jihad si assentava per qualche impegno. Wim sta approfondendo la sua conoscenza dell’Oriente cristiano in vista di fare delle importanti scelte di vita nella luce dello Spirito Santo.

Il progetto agricolo nella valle del Monastero: il recupero e la coltivazione delle aree aride e i nuovi terrazzamenti fatti l’anno scorso, hanno dato una forma nuova al panorama della valle.  Hussein Abu Raed (il nostro capomastro) insieme a giovani musulmani, Mu’tazz, Ali e Ahmad, stanno finendo l’ultima terrazza sotto quella del primo uliveto. Terminato questo lavoro, cominceremo la preparazione del terreno per i terrazzamenti destinati alle coltivazioni invernali. L’agronomo Ing. Muhammad coadiuvato da Samir Abu Riad, Youssef Hanna, Elian, Fadi e Abu Yazan, hanno fatto un enorme lavoro agricolo quest’anno. Il giardino dell’armonia, che fece fiorire il deserto, contiene ormai anche una nuova vigna accanto all’uliveto e agli alberi da frutto. Il nostro orto ci ha dato buoni legumi e verdura per tutta l’estate e la raccolta dell’olio di questa stagione ci dovrebbe bastare fino alla stagione prossima. Abbiamo sostituito uno dei due camioncini di lavoro e vorremmo sostituire l’altro che è diventato obsoleto, non più riparabile e pericoloso per chi lo utilizza. Non riusciamo ad allevare nuovamente le capre nell’anno venturo ma speriamo di poter almeno riparare e restaurare la casa del pastore e l’ovile, per poter riprendere la pastorizia nel 2026.

 

 

 

La costruzione del Centro Pastorale accanto alla chiesa parrocchiale di Nabek, sta per finire. Esso avrà un piano terra adibito ad asilo per 200 bambini, e altri due piani che saranno dedicati all’uso parrocchiale e alle attività del monastero. L’Asilo del Qalamun continua a brillare per il suo lavoro educativo e le 18 insegnanti si impegnano con grande gioia e entusiasmo. Abbiamo 170 bambini (3–5 anni) di cui solo 7 sono cristiani.

La scuola di musica ha fatto un notevole progresso con l’aumento del numero dei maestri: alcuni insegnano a suonare in gruppo altri il solfeggio ai principianti. Attualmente la scuola accoglie 60 ragazzi e ragazze provenienti dalle tre parrocchie della città, siro-cattolica, greco-cattolica ed evangelica. Con il progetto di sostegno medico continuiamo a fornire farmaci a coloro che soffrono di malattie croniche e contribuiamo al costo di esami diagnostici, analisi mediche, piccoli o grandi interventi chirurgici, dialisi, e chemioterapia per i malati oncologici. Per questo progetto non ci sono mai abbastanza fondi, il bisogno è sempre più grande della nostra disponibilità di denaro. Molti poveri bussano alla porta del monastero e noi rispondiamo alle loro esigenze nella misura in cui possiamo, anche grazie alla vostra solidarietà. La maggior parte di questi progetti sono coordinati e supervisionati direttamente o indirettamente da Marwan che a settembre è andato in Italia per accertamenti medici non disponibili in Siria.

 

  

Scuola di Musica destra e sinistra, al centro l’asilo

 

Il monastero continua a sostenere le famiglie che vivono in appartamenti di sua proprietà, costruiti a partire dal 2008, e che ora sono abitati da 18 famiglie cristiane e musulmane molto povere o a basso reddito. George è responsabile della gestione e supervisione degli appartamenti e della loro manutenzione. L’aiuto che offriamo a queste famiglie consiste nella richiesta di un canone bassissimo di affitto.

Anche quest’anno, stiamo aiutando, nella speranza di costruire un futuro migliore per la Siria e per il mondo, più di 65 studenti iscritti alle università di Damasco, Homs e Aleppo a raggiungere la laurea. Continua il Progetto Tosca Barucco per sostenere le donne siriane, sia musulmane che cristiane, tramite formazione scolastica, universitaria o professionale.

Abbiamo proseguito il restauro del monastero di Mar Elian a Qaryatayn e, grazie a Dio, siamo a buon punto. Ci sono già 12 posti letto che possono accogliere ospiti. Ci occupiamo anche dell’uliveto, della vigna e degli alberi da frutto, dell’irrigazione e della produzione di ortaggi. Un nostro parrocchiano, Mtanos ad-Dallul, gestisce i lavori assistito da alcuni musulmani della città come Abu Ahmed e l’ingegnere Rabeea. Jabra Gerges è il segretario per i progetti di Mar Elian e collabora con Diab al-Assaf, il contabile generale di Deir Mar Musa che supervisiona anche il progetto Tosca Barucco di cui sopra.

Il monastero del Santissimo Salvatore, Cori

A Cori Deema continua il suo terzo anno di dottorato in Gregoriana. A marzo Deema ha perso il suo papà, caro amico di tutti i membri della Comunità. Dio lo abbia nella Sua pietà. Mentre Carol ha difeso la sua tesi di dottorato al Pontificio Istituto di Studi Arabi ed Islamistica, con un esito di summa cum laude. Dopo 12 anni di permanenza a Cori, Carol è tornata a Mar Musa dopo essere passata a visitare la sua mamma in Libano.

Il 30 novembre e il 1° dicembre abbiamo organizzato con l’aiuto dell’amico Piero Manciocchi un convegno nella Chiesa del Santissimo Salvatore con il titolo “Dall’abbandono alla rinascita per una nuova comunità”. Esso conclude una fase importante del restauro di questa antica chiesa. Vari relatori hanno parlato di storia, arte, restauro. Ad incoronare la giornata di domenica 1 dicembre è stata la celebrazione eucaristica presieduta da Sua Ecc.za il Vescovo Mons. Mariano Crociata. Grazie alla cura paterna e all’attenzione che il vescovo dedica alla nostra comunità è stato possibile raggiungere questo obiettivo. Al termine della messa, Jihad ha ringraziato a nome della comunità monastica tutti quelli che hanno contribuito in diversi modi, al restauro della chiesa. Tanti amici e parrocchiani di Cori hanno condiviso con noi la gioia di questo giorno particolare. Rimangono da restaurare alcuni affreschi, le pareti e alcuni quadri custoditi nelle sale della parrocchia; speriamo nel contributo di donatori. In occasione del suo viaggio in Italia, Jihad ha presentato il libro di padre Paolo intitolato “Dialogo sempre con tutti”. Questo libro è il secondo volume del ciclo di 137 conferenze che Paolo fece a Deir Mar Musa tra 2011 e 2012, commentando la regola della Comunità. Il materiale che rimane da pubblicare può produrre altri due o tre libri, manca al momento il finanziamento necessario per tradurre i testi originali dall’arabo in italiano. Speriamo che questi libri si potranno tradurre in altre lingue europei.

 

 

Il monastero della Vergine Maria in Sulaymaniya, Kurdistan iracheno

A Sulaymaniya Jens e Friederike portano avanti la vita del nostro monastero. La comunità cristiana di stranieri è costituita da alcuni europei, ma principalmente da indiani e fedeli provenienti da altri paesi asiatici; ogni venerdì questa comunità partecipa alla Messa che viene celebrata in inglese e vengono festeggiate al monastero anche le grandi feste cristiane. Due volte alla settimana, Jens celebra la Messa per le suore carmelitane indiane nella loro sede presso l’ospedale di Maria Madre della Misericordia per i disabili. Friederike continua ad aiutare il gruppo teatrale sotto la direzione di Safa che in futuro potrà probabilmente trasferirsi all’estero e lasciare il paese. Dio la accompagni. Dovremo poi trovare qualcuno che la sostituisca. Friederike deve recarsi spesso in Germania per visitare la madre anziana e malata.

Centinaia di studenti di lingue diverse e i/le loro insegnanti animano la vita quotidiana del Monastero. Il piccolo giardino del monastero, decorato con rose, aranci e olivi, crea una bella atmosfera per l’accoglienza e la condivisione. Continuano le lezioni accademiche in collaborazione con il Jesuit Worldwide Learning. Il monastero accoglie anche gli ospiti che vengono per periodi più o meno lunghi a visitare la comunità e la città. Il team che lavora al monastero è costituito da 35 persone (di maggioranza musulmana), tra cui Abdulmasih, responsabile delle relazioni con i dipartimenti governativi e le transazioni ufficiali; Najah, la segretaria, e Youssef, che si occupa di acquisti e manutenzione. Khuder che era arrivato con la grande ondata di rifugiati nel 2014, è ancora presente al monastero e aiuta nell’accoglienza.

Il restauro della chiesa del monastero è una necessità urgente vista la pessima condizione della parete settentrionale in particolare, e dell’edificio in generale. Il progetto ha il sostegno del vescovo Youssef Toma Mirkis, che ha espresso la sua gioia e la sua gratitudine per la nostra presenza a Sulaymaniya. Anche noi siamo grati per la sua paterna attenzione e il suo sostegno in tutto.

 

 

 

 

Conclusione

Cari amici e care amiche desideriamo ringraziarvi di cuore per la vostra amicizia concreta e solidarietà evangelica con i bisogni materiali e spirituali nostri e quelli dei nostri poveri. Poche cose sono cambiate dallo scorso anno, segno che le difficoltà sono sempre le stesse e stanno diventando sempre più dure. La crisi economica siriana, derivante da anni di guerra e dalla grave corruzione dilagante a tutti i livelli, continua ad appesantire la vita dei poveri che sono più dell’80% della popolazione. La gente è obbligata a far fronte ogni giorno necessità primarie, come cibo e bevande, gas e gasolio, medicine, spese scolastiche e universitarie. Non sembra esserci un futuro né un orizzonte per i nostri giovani, cristiani e musulmani, che pensano tutti all’immigrazione. Purtroppo, questo paese ha perso gran parte del suo significato per tanti della sua gente.

Vorremmo potervi ringraziare scrivendo ad uno ad uno per la vostra generosità, ma purtroppo ciò non è possibile. Le vostre donazioni, anche quelle piccole, hanno per noi un grande significato e ci portano una profonda consolazione, perché non ci sentiamo abbandonati, qualcuno pensa a noi. Ma una cosa potrete fare in futuro, venirci a trovare in Siria, quando ciò sarà possibile. Desideriamo ringraziare qui in particolare tutte le organizzazioni europee, cattoliche e non, che ci aiutano e anche le associazioni degli Amici di Deir Mar Musa, in Italia, Francia e Svizzera, per il loro costante sostegno e vicinanza. Ringraziamo anche gli amici in altre parti d’Europa e del mondo, come Belgio, Svezia e Germania, dove non esistono ancora associazioni ufficiali ma ci sono amici veri, che pregano per noi e ci aiutano con le loro donazioni.

Vogliamo sperare contro ogni speranza come Abramo al-Khalil, nostro padre nella fede, che la bellezza trionferà, che la guerra cesserà, che gli affamati si sazieranno di gioia e di giustizia e gli assetati si disseteranno di amicizia e di pace, e che gli ultimi saranno primi e che nessuno resterà ultimo. Speriamo che tutti vivano insieme da fratelli. Buon e Santo Natale a tutti.  

 

La Comunità Monastica di al-Khalil

Come ci potete aiutare

 

Potete aiutare la Comunità monastica di Deir Mar Musa in uno dei seguenti modi, a seconda delle vostre preferenze:

Donazioni attraverso il Magis:

Il MAGIS - Movimento e Azione Gesuiti Italiani per lo Sviluppo - sostiene da tempo l’attività della Comunità monastica di Deir Mar Musa:

(https://www.fondazionemagis.org/progetto/intervento-in-favore-della-comunita-monastica-di-deir-mar-musa/).

Le donazioni effettuate tramite il MAGIS sono fiscalmente deducibili o detraibili.

Attenzione: indicare sempre la causale: “Deir Mar Musa” e NON scrivere mai Siria o Iraq nella causale.

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Donazioni all’Associazione Amici di Deir Mar Musa

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  • Bonifico bancario: IBAN: IT34K0538703206000001908336 - SWIFT: BPMOIT22XXX intestato a Amici di Deir Mar Musa (NON scrivere mai Siria o Iraq nella causale).

Donazioni sul conto del Monastero della Comunità Monastica a Cori

Le donazioni effettuate sul conto dell’Associazione NON sono fiscalmente deducibili o detraibili:

  • Bonifico bancario: IBAN: IT90Y0538773950000003620388- SWIFT: BPMOIT22XXX, intestato a Associazione del Santissimo Salvatore (NON scrivere mai Siria o Iraq nella causale).

 

Se informate la Comunità (abba.j.youssef.dmm@gmail.com) o l’Associazione Amici di Deir Mar Musa amicideirmarmusa@gmail.com) delle donazioni effettuate, sarà possibile verificare il ricevimento dei bonifici e potremo ringraziarvi, come desideriamo.

La Comunità monastica utilizzerà le donazioni ricevute in base alle priorità dei propri progetti. Qualora invece desideriate che la vostra offerta sia destinata ad uno scopo specifico, o per comunicazioni particolari legate alle donazioni, vi preghiamo di scrivere una mail a amicideirmarmusa@gmail.com

 

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