(traduzione dall’arabo)
Carissimi, pace, carità, solidarietà e riconciliazione dal Redentore.
C’è parso opportuno di scrivervi a proposito del servizio della riconciliazione che consideriamo come un nostro dovere sacro e come parte essenziale del nostro carisma. Riteniamo di non avere il diritto, nel trattare l’attuale penosa situazione, di adottare dei progetti non evangelici e di distanziarci, per qualunque motivo, dalle scelte morali del nostro Messia, dalle posizioni della sua Madre purissima e dalle tradizioni degli apostoli e dei discepoli nella Chiesa primitiva.
Solamente ci proteggerà dal male di questo tempo l’obbedienza a Gesù nostro maestro, il mite di Nazaret e l’umiliato della croce, il Cristo risorto dai morti.
Anche quest’anno facciamo memoria del Bimbo della grotta, nato nell’umile mangiatoia a causa della povertà della sua famiglia, la sua mamma senza casa e il suo padre putativo perplesso. Questa scena non ci piace; come d’altronde non ci onora la scena della crocifissione … Però le prove e le persecuzioni che il Cristo nazareno e i suoi hanno sopportato illuminano per noi la via giusta nella contingenza attuale.
Il nostro paese si trova in una condizione di grave pericolo e alcuni di noi si sono schierati con una parte e altri hanno preso partito per schieramenti diversi. Ci dobbiamo domandare dunque: quale è il dovere della comunità che obbedisce al Vangelo? Non consiste forse la sua funzione, oggi come ieri, nel servire l’armonia e la riconciliazione?
Numerosi sono coloro che vaticinano della prossima conclusione dei tragici eventi attuali col successo e la vittoria d’una parte o d’un’altra … Mentre altri profetizzano d’un aumento progressivo della violenza che condurrebbe alla spartizione duratura del paese. Ciò avverrebbe attraverso la perdita di centinaia di migliaia di vite umane, assieme alla perdita dell’unità e indipendenza nazionali, oltreché lo smarrimento del ruolo della nazione e della dignità della patria a tempo indeterminato.
Sta qui il primo punto che vogliamo affermare: qualunque cosa accada nel nostro paese, qualunque strada prendano gli eventi e a prescindere dalle conseguenze che porteranno con sé, noi, discepoli di Gesù, rimarremo solidali d’ogni siriano senza guardare alla sua appartenenza politica, religiosa, tribale o linguistica. Ciascuno di noi solidarizzerà con il suo vicino di casa senza scegliere tra vicino e vicino se non per sostenere l’equità e difendere il debole. Prepariamoci dunque a dare rifugio, al momento della prova, al nostro vicino chiunque egli sia, sapendo che nel pericolo non ci darà rifugio nessuno fuorché il nostro vicino, colui con il quale abbiamo spezzato fin dall’infanzia il pane delle gioie e dei dolori.
Nella contingenza attuale non dobbiamo distribuire accuse a questi o a quelli né sta a noi il giudicare le diverse qualità di cittadini in conflitto. Dobbiamo dire a tutti che il nostro desiderio è quello di servire la riconciliazione e di dimostrarlo con le opere. In ogni caso, e in definitiva, non c’è alternativa alla riconciliazione. Tutti sanno che, volenti o nolenti, perdenti o vincenti, viene il giorno nel quale si dovranno mettere d’accordo con il loro avversario o emigrare.
Non sappiamo come si presenterà il nostro paese dopo questi giorni dolorosi per tutti e assieme pieni di speranza e tristezza, entusiasmo e pessimismo, coraggio e paura, sacrificio e crimine. Siamo perplessi: potrà la nostra patria conservare la sua unità e in qual forma? Godranno i cittadini di più libertà o la perderanno? Otterrà il nostro popolo una democrazia pluralista partecipativa, consensuale in grado di rispettare ognuno a prescindere dai diversi aspetti della sua identità? O invece otterrà al contrario un regime di sopraffazione dove il cittadino subisce ingiustizia nel nome d’una maggioranza pietrificata?
In questa crisi ci pare che il nostro ruolo sia quello del dialogo, della mediazione, della costruzione delle passerelle e il servizio della riconciliazione. Nasce forse la nostra scelta per la non violenza dalla paura e dalla debolezza, oppure da una virtù e una decisione? Forse le due cose! Tuttavia la paura ci ha soggiogato a lungo nel passato e fino ad oggi ed è questo che spinge alcuni di noi a continuare nel prendere una posizione in favore della repressione delle libertà, del rifiuto del cambiamento e del ricorrere al passato e all’attaccamento al passato. Può forse rappresentare questa la via della salvezza e della verità? D’altro canto, cammina forse sulla via della speranza e della verità colui che sceglie di perpetrare delle uccisioni sulla base della carta d’identità, di compiere dei rapimenti o di assumere altri comportamenti criminali? Opera forse anche costui spinto dalla paura e dalla debolezza? Infine, giustifica forse lo zelo religioso o ideologico di sminuire la dignità dell’altrui persona umana scomunicandola ed emarginandola?
Con tutto ciò, resta salda la nostra convinzione che la riconciliazione debba avvenire tra i contendenti e non tra gli amici! Essa riesce attraverso la realizzazione d’un accordo che prenda seriamente in considerazione la richiesta e la rivendicazione ragionevole di ogni parte. E’ proprio qui che vogliamo tentare di offrire il nostro umile servizio cristiano non come parte in causa ma come mediatori.
Il secondo punto: il nostro unico ruolo è invero quello di servire la riconciliazione. Tuttavia questa comporta una serie di condizioni fondamentali che qualora mancassero la snaturerebbero in sottomissione e arrendevolezza. La condizione più importante è quella del riconoscimento del pluralismo e della libertà di opinione; poi viene la libertà d’esprimere tale opinione e di divulgarla rispettando e stimando le opinioni altrui e proteggendo l’incolumità e la dignità d’ogni cittadino. Dobbiamo quindi prendere in considerazione che la Siria non è un’isola sperduta e che è connessa col mondo circostante nella direzione dei quattro venti … Il chiudersi in se stessi strozza e provoca la morte. Allora, perché la Siria non potrebbe offrire alle parti in competizione e conflitto nella regione mediorientale uno spazio di conciliazione invece che offrir loro un campo per le loro battaglie a spese del nostro popolo? Siamo coscienti di quanto abbia dovuto sopportare il nostro popolo a causa della sua fedeltà nel perseguire gli obiettivi legittimi della nazione … Tuttavia, potrà forse il combattersi e l’accusarsi di tradimento gli uni gli altri produrre un bene per la nazione?
Siamo costretti in questi giorni ad ascoltare discorsi che nascono dall’estremismo e ai quali manca ogni equilibrio. Non è possibile, al contrario, trovare nelle Scritture celesti - né nei due testamenti della Sacra Bibbia e neppure nel Nobile Corano - o negli scritti dei saggi del passato e del presente quanto incoraggi alla divisione tra la gente, al chiudersi in se stessi e alla mancanza di ascolto delle opinioni di coloro che Dio ha creato come abitanti con noi di quest’unica terra che non sopporta disgregazione … A questo mondo ci sono realtà che si chiamano negoziato, accordo, costituzione e riconoscimento delle particolarità geografiche locali … Per le persone ragionevoli le soluzioni sono tante. Mentre nulla può soddisfare coloro che sono chiusi nell’incoscienza, e se ne vanno alla sventura trascinando altrui e finanche il paese nel suo insieme, e nulla sembra in grado di fermarli.
Naturalmente c’è un complotto, anzi dei complotti, ma non è nel lasciarsi andare alla logica dei complotti che consiste la nostra salvezza. Essa invece sta nel cercare la collaborazione con gli uomini liberi e di buona volontà sia nella regione che nel mondo. Ciò è impossibile senza accogliere in verità e sincerità i diversi mezzi di comunicazione tanto arabi quanto esteri. Infatti la verità si mostra attraverso il pluralismo e l’indipendenza della stampa. Osiamo pure proporre di chiedere l’aiuto di istituzioni umanitarie indipendenti come la Croce\Mezzaluna Rossa perché assistano il popolo siriano, il nostro popolo, per conseguire l’interruzione del conflitto armato e la protezione dei civili inermi.
Cari cristiani, il terzo punto nasce dalla convinzione e dall’insegnamento dei Patriarchi orientali e dalle indicazioni del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente (2010), laddove ci dicono che il nostro essere in mezzo ai musulmani in armonia e rispetto è una condizione che Dio, amico degli uomini, ha voluto per noi. Questo essere assieme caratterizza la nostra storia e il nostro destino. Senza dubbio questo è il nostro paese fin dai tempi antichi, da almeno 2000 anni. Esso è d’altronde e sicuramente il paese che abbiamo in comune con i musulmani da quattordici secoli. E’ venuto il tempo di liberarci dei nostri timori e dei nostri pregiudizi nei confronti della partecipazione dei musulmani alla gestione dello spazio politico. Senza dubbio vi sono motivi di preoccupazione a causa dell’estremismo e della violenza di alcuni. D’altronde per altri è difficile immaginare un sistema politico che prende decisioni al posto della maggioranza dei cittadini considerati come immaturi e non in grado di perseguire il bene del paese. Cerchiamo invece la soluzione nel negoziato non nell’emarginazione.
Purtroppo nel passato un gran numero di fratelli e sorelle delle nostre parrocchie hanno scelto d’emigrare dal paese, e questo fenomeno è oggi in aumento. I motivi sono noti e in molti casi ragionevoli. Tuttavia il Bimbo della grotta ci chiama a esprimere un nuovo sforzo per servire la pace e la concordia in Siria. E’ questo sforzo rinnovato ciò che può introdurre nelle nostre anime una nuova speranza e una consolazione indicibile che guarisce i nostri cuori feriti e ci rende maggiormente impegnati nel perseguire la riconciliazione in ogni situazione e nonostante tutte le difficoltà.
Desiderano i nostri cuori, in occasione del Natale di questo bambino miracoloso, il Principe della Pace, esprimere la solidarietà e la partecipazione al dolore di ogni famiglia che ha perso una persona cara durante questi eventi deplorevoli. Preghiamo e chiediamo inoltre la consolazione per le famiglie dei prigionieri, gli scomparsi, i feriti e i combattenti. Preghiamo per ogni affamato e per ogni infreddolito. Preghiamo per chi è esposto al pericolo e alla vendetta … e chiediamo luce per i responsabili di tutte le parti e le appartenenze in causa, affinché possano scegliere sinceramente la via della riconciliazione. Non c’è giustizia ed equità senza tolleranza e perdono.
Ci protegga, ci conduca e ci guarisca il Misericordioso, voglia abbreviare questa nostra prova e si curi del nostro bene e del bene della Siria.
P. Paolo Dall’Oglio