Nella settimana di Pasqua tutti i media ci hanno presentato il messaggio della esecuzione di Osama Ben Ladin. Messaggi come quelli mi rattristano sempre. Specialmente quando sento le reazioni di soddisfazione da tutte le parti. La madre o la moglie di uno delle vittime dell'attentato alle torri gemelle quale sorta di soddisfazione, oltre che momentanea, può avere? Una nazione che ha perso tante migliaia di suoi figlie e figli come potrebbe tornare in tranquillità? È veramente giustizia che è ristabilita o non siamo piuttosto ancora in una logica della vendetta, anche se una vendetta istituzionalizzata più o meno regolata?
Qui a Mar Musa stavamo leggendo il secondo libro di Samuele. Nel capitolo 13 uno dei figli di Davide, Assalonne, assassina suo fratello e perciò deve scappare in esilio per salvarsi della rabbia del padre. Dopo un certo tempo Joab, il capo dell'esercito, manda una saggia donna da Davide per convincerlo a perdonare Assalonne. Lei, per mezzo di una storia, aiuta Davide a comprendere che giustiziare Assalone infliggerà ulteriori dolori, non restaurerà la giustizia e porterà la nazione in una crisi mortale, quella della lotta per la successione. La giustizia di fatti non dovrebbe uccidere ma rendere capace di vivere insieme. È il discorso dei profeti e di San Paolo. Di loro si comprende: le pene della legge nel Pentateuco mostrano gli effetti del peccato. Sono un invito all'uomo libero di usare la misericordia. San Paolo proclama: la lettera uccide (cf. 2 Cor 3,6) e afferma che la legge è per la vita. Che fare con questo paradosso?
Penso che il modello della giustizia biblica lo troviamo all'inizio della Bibbia: Caino ha ucciso Abele e Caino non è stato punito. Al contrario viene protetto dal segno di Dio (Gen 4,15).
Però non mancano anche esempi dove Dio domanda l'uccisione o uccide il delinquente, specialmente quando si tratta di sacrilegio (Gen 19,5 il sacrilegio del peccato contro la legge d'ospitalità o Gios 7,20 26). Ci sono anche genocidi ordinati da Dio (Gios 8). Non intendo nascondere la sfida che pone la chiarezza di questi testi. Non si può evitare il proprio sforzo di ricerca d'illuminazione su di essi ne evitare la lotta di fede cioè il “Jihad al-kabīr” -appunto il grande sforzo spirituale, perciò tanti cristiani e musulmani arabi chiamano il loro figlio “Jihad”-. Per digerire i testi genocidi non serve l'affermazione a priori che Dio è buono e tutto ciò che ordina o farà sarà buono, perché non convince minimamente e puzza di ideologia e peggio ancora insulta Dio (cf. Giob 13,7)
Crediamo che le scritture trasmettano «tutte e soltanto quelle cose che egli [Dio] voleva fossero scritte» (Dei Verbum 12). Come mai ha voluto che noi sapessimo dei suoi ordini sanguinosi? L'insegnamento della Chiesa ci mette veramente in difficoltà perché dobbiamo credere che questi ordini venivano veramente di Dio. Non c'è più spazio per un facile tipo d'interpretazione che salverebbe ad ogni costo la bontà di Dio con una spiegazione superficiale come: Gli Israeliti avrebbero mal interpretato la parola di Dio o qualche cosa di tal genere... Perché nella bibbia sono scritte «tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte»!
Allora, perché Dio vuole che sappiamo, che ha ordinato al popolo che distruggesse Jerico e specialmente la cittadina di Ai e di uccidere tutti abitanti, che non ha lasciato entrare la generazione di Mosé, incluso questo servo fedelissimo, nella Terra Santa, che ha ucciso l'Esercito d'Egitto nel Mar Rosso, che ha accettato che Satana tentasse Giobbe, che ha mandato il suo popolo in esilio, che ha distrutto Sodomo e Gomorra...- Ah, lì sotto la quercia di Mamre succede qualche cosa molto significativa: «Il Signore rifletteva: «Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare[…]»»? (Gen 18,17).
Nel giardino Adamo si nasconde, taglia il rapporto con Dio perché non è in buona coscienza. Dio difatti vuole un rapporto radicale con l'uomo, una trasparenza totale, una franchezza coraggiosa. Nella Bibbia Lui prende tutta la colpa del mondo su di se. Non importa se veramente ha ordinato queste tragedie, lui si fa responsabile, condannabile per essi. Perciò il popolo grida «crocifiggilo» (Mc 15,11; Lc 23,21; Joh 19,15). Dio vuole che l'uomo veda lo scandalo perché l'uomo sia in grado di accogliere la sua propria trasformazione e quella del mondo a causa della risurrezione. L'intercessore Abramo simbolizza la vocazione d'ognuno di noi, quella di pregare per il mondo. È esattamente il contrario dell'attitudine di Adamo che incolpa Eva che al suo ritorno incolpa il serpente. Ed è anche una altra attitudine di Caino, colposa, che domanda: «Sono forse io custode di mio fratello?» (Gen 4,9) È Dio che si rivela custode degli uomini, si dichiara responsabile di ogni uccisione, ogni ingiustizia, ogni catastrofe ed è quello che sa esattamente dove ognuna delle sue sorelle e fratelli adottivi si trovano.
In questo quadro la giustizia non è più un gioco di denuncia e condanna ma richiede di stare con occhi aperti e critici nel mondo, assumere la responsabilità dei nostri propri peccati e quelli della nostra famiglia, gruppo e nazione, e di denunciare, sempre in modo opportuno, quelli degli altri – chiedendo perdono e di dare perdono, di non giustiziare.
Nel caso della donna adultera il Signore dice: “Neanch`io ti condanno” (Giov 8,10). Gesù non applica la pena prevista , la lapidazione, non perché vuole inaugurare una nuova legge ma perché valorizza la pedagogia della legge stessa. Nelle sue mani, e in quelle dei profeti “prima” di lui, la legge diventa cammino verso la perfezione: «và e d`ora in poi non peccare più» (Giov 8,11).
Alla fine torniamo alla causa di questi riflessioni: Penso che la scelta ispirata dal Golgota e dalla Risurrezione sarebbe stata di portare Usama Ben Ladin alla corte per i crimini contro l'umanità a Bruxelles ed esplorare tutta la tragedia di quest'uomo. Un tale atto avrebbe dato l'opportunità di perdono, che è solamente possibile dopo un sforzo per la chiarezza storica. Il perdono invece è l'unica via della guarigione per il delinquente e, molto di più per la vittima .
Però: niente di nuovo nell'ovest...