Viva la coscienza!
F., di famiglia sciita, è iracheno. Emigrò in Europa per sfuggire a Saddam. Ormai in pensione, si occupa con la moglie olandese di progetti umanitari e fa su e giù con Bagdad. Vive in coscienza una profonda spiritualità emancipata dalla religione…. Doveva essere comunista. Abbiamo fatto le ore piccole seduti sui tappeti in chiesa per un’intervista di “spiritualità politica” che finirà chissà su quale sito internet e giornale iracheno o olandese… Dichiarazioni ormai non verificabili, affidate alle brezze delle buone volontà, alla rete invisibile dell’umano globale…. comunione dei santi postmoderna. Lui sottolineava il fatto che le elezioni irachene hanno favorito i partiti più laici e patriottici a scapito dei particolarismi etnico religiosi… Insomma, la democrazia delle urne facilita l’emergenza d’una società civile, caratterizzata sì islamicamente ma desiderosa di non perdere le ricchezze delle antiche cristianità orientali e orientata a ritrovare l’unità nazionale.
La pace non si fa contro i cittadini, non si può imporla da fuori. La democrazia è possibile quando l’indipendenza di chi ritiene d’averne diritto sia assicurata, sia egli padano, curdo o sud-sudanese. I principi anticoloniali d’autodeterminazione dei popoli e di non ingerenza negli affari interni d’uno stato sovrano restano validi anche se invocati per coprire interessi petroliferi con regimi liberticidi, con buona pace della coscienza civile. Gli equilibri tra tendenze federative o indipendentiste da un lato e volontà d’unità nazionale dall’altro sono empirici e dipendono caso per caso, in modo evolutivo, dalla chimica delle forze disgregative o aggregative promosse dai diversi catalizzatori culturali, religiosi ecc. L’ideologia libertaria occidentale non si può imporre … Bisognerà ripeterlo alla Sig.ra Clinton che rischia di fare nuove guerre, non più in nome della visione fondamentalista teo-occidentale di Bush, ma in nome della tendenza nichilista e individualista newyorkese …. accomunate, questa e quella, dall’interesse capitalista globalizzato. Duole alla coscienza occidentale l’aver perso anche la guerra d’Afganistan e di dover trattare con gli amici di Ben Laden. È interessante notare che la forza del regime commerciale globale non riesce a controllare neppure i neo-corsari del Corno d’Africa.
A Bagdad sta forse nascendo un laboratorio di nuova umanità dove s’armonizzano, in Arabo, sciismo, sunnismo e le altre minoranze, nel desiderio d’essere mesopotamici: diversi ma non contro la Persia, l’Asia Minore, Siria ed Egitto.
Alef è turca. Resta silenziosa ed assorta durante la preghiera del mattino. Il nome è quello della prima lettera dell’alfabeto, Alfa, ed il riferimento sacro al Corano è immediato. È stata undici anni in Nepal; segue il buddismo tibetano ed ha aperto un centro di meditazione non lontano da Efeso. Suo fratello è un musulmano sufi e s’intendono a meraviglia… Sogniamo assieme una Turchia tanto europea che asiatica, una e molteplice, gravida della ricchezza di tutte le sue storie, guarita dalle sue piaghe, capace di rispettare tanto Alef che Andrea Santoro. Si è commossa mentre ricordavo l’amico prete romano martire a Trebisonda. Ed ha evocato il sacrificio del caporedattore armeno ucciso ad Istanbul: “Eravamo un milione per strada a gridare -siamo tutti armeni, siamo tutti Hrant Dink!- Sai, quel sangue non è stato inutile, l’agnello non è stato sgozzato invano, i nostri cuori sono cambiati.”
Ad Aleppo, nella moschea dell’amico sufi, abbiamo incontrato il responsabile del settore spagnolo d’un centro di Damasco per la preparazione dei missionari. C’era con lui un ex pastore protestante brasiliano passato con tutta la famiglia all’Islam dopo una travolgente avventura spirituale: nella borsa tiene sempre la Bibbia col Corano che ormai la “perfeziona”. Allora l’imam ha raccontato una storia sufi:
“Giunse lo straniero presso Abramo e chiese ospitalità. L’Amico di Dio pose come condizione che abbandonasse gli idoli ed abbracciasse l’Islam. (Qui l’Islam significa il monoteismo originario ed universale, da Adamo fino alla fine del mondo). L’altro riprese il cammino trovando quell’imposizione insopportabile. Allora Iddio interrogò Abramo: “Sei forse più saggio di me? È da settant’anni che lo nutro e me ne curo senza chiedergli nulla in cambio e tu invece gli imponi condizioni!” Abramo corse a cercare l’ospite ovunque e trovatolo infine si inginocchiò pregandolo d’accettare l’ospitalità senza alcuna condizione raccontandogli del rimprovero divino. Lo straniero esclamò: ”Davvero il tuo Dio è degno d’esser adorato!” E passò all’Islam.
© FCSF - Popoli
Questo Articolo era pubblicato nella edizione di gennaio 2008 della revista popoli
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