Maria, madre della Profezia

Maggio tinge d’azzurro le donne siriane. Sono molte le cristiane - bimbette, ragazzine, mamme e anziane, ma soprattutto giovani da marito - che nel mese della Madonna si vestono d’azzurro, si cingono d’una corda bianca e si coprono il capo con un candido velo. Non sono rare le giovani musulmane che fanno questo voto mariale imitando le compagne, le colleghe o le vicine cristiane. La sera, per il rosario, le chiese rigurgitano di popolo d’ogni rito. La devozione del mese di maggio arriva qui dall’Occidente ma è stata orientalizzata dai cristiani locali che restano attaccati alle belle espressioni di devozione alla Madonna particolari ad ogni Chiesa d’Oriente. La madre di Gesù è qui davvero madre di tutta la Chiesa. Ma non solo, ella è madre, devotamente amata e invocata, anche del popolo musulmano. 

Gli elementi del dogma mariano si ritrovano nell'Islam, a eccezione del grande titolo efesino di Madre di Dio. Maria è, per l’Islam, vergine, santa (siddiqa, nel senso di assolutamente sincera e giusta), prescelta e pura fra tutte le donne, madre del Verbo per il soffio dello Spirito divino, ed è costituita, con il Figlio, segno, miracolo, per tutto il creato. Infine, secondo la pietà musulmana, Maria è in Cielo con il Figlio in un nobile padiglione del Paradiso. Quando il Profeta conquistò la Mecca ed entrò nella Kaaba, vi trovò ogni sorta di idoli e ne ordinò la distruzione, a eccezione delle immagini sulle quali, per proteggerle, pose le mani: Maria e Gesù!  
La mariologia musulmana si sviluppa soprattutto a partire dalle sure 3 e 19 del Corano, quelle di Imran (il Gioacchino coranico) e di Maria. Sulla stessa linea dei Vangeli apocrifi e della liturgia cristiana, la Maria coranica è “presentata” al Tempio, dove è accudita da Zaccaria e nutrita da Dio come Elia. Il mistero mariale coranico non risiede nell’assenso all’incarnazione, che il Corano nega. Maria è, come Abramo, esempio perfetto di monoteismo esistenziale: interamente sottomessa e consacrata alla volontà del Misericordioso. Gabriele, l’angelo della rivelazione divina, si presenta a Maria per annunciarle la nascita di Gesù. Ella dunque riceve la rivelazione di Dio e partorisce un profeta che parla fin dalla culla! Maria, così simile nel Corano ad Agar, la madre d’Ismaele, partorisce nel deserto, assistita da Dio, e resta in silenzio di fronte all’accusa di adulterio. È il bimbo a parlare per difenderla. 
Fino ad oggi, specie in ambiente sciita, le musulmane sono solite fare voto di digiuno silenzioso. Riflettendo sui titoli di Verbo e Spirito del Gesù coranico, ascoltiamo il silenzio della maternità di Maria che pronuncia al mondo la Profezia fatta bambino. Chiediamo la grazia, in quanto discepoli del Messia, per noi e per i nostri vicini musulmani, che gli enigmi ed i simboli del Corano e della tradizione musulmana ci si svelino sempre più in una prospettiva escatologica di comunione d'amicizia nella Verità tutta intera. 

 

Questo Articolo era pubblicato nel maggio 2007 nella revista popoli

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